Il tuo primo intervento a riguardo è consistito nel quotare un post di snow in cui lui affermava che la madre avrebbe mentito. A tal riguardo hai aggiunto:
ad una mente sana sembra veramente inconcepibile, ma siamo ormai abituati a sentire di perizie psichiatriche dove certi criminali rimuovono completamente un fatto che hanno commesso... in questo caso potrebbero esserci stati dei motivi inconsci per i quali la madre provava "risentimento" verso la figlia, e quindi ha più o meno deciso di "liberarsene" in quel modo...
Non mi sembra che tu abbia dubitato della linea di pensiero di Snow né della sua tesi e, anzi, ti sei prodigato a stigmatizzare certe perizie psichiatriche e ad ipotizzare le ragioni di un gesto deliberato. Se la tua partenza è questa, non vedo altro modo di interpretare il tuo approccio all'argomento.
Piccolo inciso: la rimozione dei ricordi traumatici non è prerogativa dei "criminali" ma per lo più delle vittime o cmq di coloro che sono stati coinvolti in atti particolarmente violenti, spregevoli o contrari alla loro volontà o alla loro morale. Tanto per essere ancora più chiari, i casi più frequenti riguardano bambini vittime di molestie sessuali. Quelle rare volte che succede a chi ha commesso un fatto, non capita di sicuro a delinquenti abituali bensì a persone normali che, loro malgrado, si sono ritrovate a vivere una situazione di forte stress emotivo e psicologico.
Casi come quello di cui si sta discutendo, invece, non hanno nulla a che fare e sono oggetto di studio da diverse decine di anni. Escluse le ipotesi di premeditazione - e storicamente non c'è un solo caso di genitore che abbia intenzionalmente ucciso un figlio lasciandolo chiuso in auto all'estremo caldo o gelo - si tratta di eventi causati dalle ragioni che ho già espresso prima.
vi è un legame ben definito tra le azioni della madre e l'esito (la morte della figlia) ed eventi improbabili/imprevedibili che abbiano contribuito a ciò e che possano fare da attenuante io non ne vedo.
Il nesso di causalità e la casualità non si escludono a vicenda perché la casualità indica la mancanza di volontà del soggetto agente di dare inizio alla serie di eventi che, collegati da nesso di causalità, hanno portato al risultato finale.
nel mio caso io ho risposto a bahamut, portando una modificazione ed un approfondimento sulla sua ipotesi.
Appunto, hai dato credito ad un'ipotesi campata in aria, basata sul
niente e che contrasta con casi simili già avvenuti in passato, casi che sono stati oggetto di studio da parte di professionisti e di sentenze da parte di tribunali.
valutare tutte le probabilità significa individuarle tutte, più o meno probabili che siano... questo è qualcosa che possiamo fare tutti, mentre il rasoio di ockham non siamo certo noi qui a doverlo utilizzare.
Il tuo ragionamento sembra corretto solo all'apparenza. Se si facesse come dici tu, allora dovremmo considerare anche queste ipotesi:
- che la madre avesse lasciato la figlia all'asilo ma qualcuno l'abbia prelevata di nascosto e messa nella sua auto (magari il padre per sbarazzarsi della figlia e far incolpare la moglie, così da rifarsi una vita con l'amante);
- che la madre abbia avuto una visione mistica in cui un angelo le ha detto di lasciare in auto la figlia affinché morisse altrimenti sarebbe divenuta una serial killer (pazza sì, imputabile no);
- che la madre abbia lasciato la figlia all'asilo ma la stessa sia risalita da sola in auto perché non ci voleva andare;
etc. etc. etc.
Sono tutte cose possibili, non probabili eppure possibili. Da quale vuoi iniziare a discutere?
sebbene io sia sempre più preoccupato della riabilitazione di un criminale, perchè per me il punto cruciale è che vi deve essere la sicurezza che un reato non venga reiterato, cosa di cui sono sicuro in questo frangente, tuttavia oltre a ciò è e deve sempre essere prevista una pena OGGETTIVA...
A che pro? Qual è la ragione per cui una persona, involontariamente colpevole di aver dato il via ad una serie di eventi finiti in tragedia, dovrebbe meritare anche una pena oggettiva? (che poi in diritto il termine "pena oggettiva" non esiste quindi devo supporre tu intenda il carcere).
E ancora, sei sicuro che in un caso simile la c.d. pena oggettiva non sia solo inutile ma anche dannosa perché più che punire lei punirebbe il resto della famiglia, ovvero il marito e l'altra figlia? Sei sicuro che in questi casi non sarebbe meglio offrire alle persone coinvolte un sostegno psicologico affinché possano riuscire a vivere la loro vita anche dopo un evento così terribile? Oppure con la tua "pena oggettiva" vuoi rovinare anche il poco che resta di quella famiglia?
Se vuoi capire perché il tuo ragionamento è fallace, ti consiglio di prendere qualche testo di filosofia del diritto e di diritto penale.
prima tutto LORD per favore cita i punti che ti hanno spinto a scrivere le frasi che ho segnato in grassetto, se non li puoi trovare nelle mie argomentazioni allora ti chiedo di ritrattare.
Soddisfatto?
hai portato l'esempio del padre che fa retromarcia e non si gira per guardare (o semplicemente il figlio si trovava in un angolo cieco) ed investe il figlio... ora prova ad immaginare un padre che allo stesso modo uccide il compagnetto dei giochi del figlio, o anche il caso in cui a lasciare il bimbo (per 4 ore, nessuno ha mai detto dalla sera prima qui...) in auto non sia stata la madre ma una babysitter o una amica che le aveva fatto un favore (mi è capitato di accompagnare all'asilo i miei cugini piccoli).
Forse i due casi (l'uccisione involontaria del proprio figlio o di un altro bambino) sarebbero da giudicare in modo diverso?? forse i genitori del bimbo ucciso in una situazione del genere sarebbero disposti (sempre, nel 100% dei casi) ad accettare una soluzione quale quella che proponete?
Puoi fare tutti gli esempi che vuoi, anche i più assurdi, ma la prerogativa del diritto è di ragionare in generale ed in astratto. In generale ed in astratto tutti questi casi sono identici: mancanza di volontarietà, colpa - se c'è - più o meno lieve, e presenza di un nesso di causalità unito ad una più o meno ampia improbabilità.
Fra 10 anni sei sposato con tre pargoli e vivi accanto al tuo miglior amico, qualcuno con cui hai condiviso 25 anni di gioie e dolori, che a sua volta ha tre figli. Un giorno tuo figlio ti scappa sotto il naso, il tuo migliore amico da 25 anni non se ne accorge e non si gira a guardare, lo investe e muore. Secondo il nesso di causalità siete entrambi colpevoli allo stesso modo quindi che succede? Lo ammazzi di botte perché ti ha ucciso il figlio? Oppure è tua moglie che ti stacca la testa dal collo perché il bambino è scappato a te? O, ancora, è il tuo migliore amico che ti spacca tutte le ossa perché la tua disattenzione gli ha rovinato la vita? O, infine, un giudice sbatte tutti e due in carcere per 5 anni lasciando 2 mogli e 5 figli senza mariti (quindi magari anche senza redditi) per un tragico evento dovute a delle concause fortuite per quanto teoricamente evitabili?
Hai mai avuto a che fare con persone che hanno vissuto situazioni simili? Io sì e la situazione è più o meno quella ipotizzata.
Non erano migliori amici da 25 anni ma vicini di casa in più che ottimi rapporti. Una madre si distrae, il figlio esce sul vialetto, il vicino non guarda nello specchietto o, se lo fa, non lo vede e lo investe. Il bambino cade, picchia la testa contro lo spigolo di un muretto e muore.
Per la giustizia penale il caso si chiude come incidente ma sul lato civile viene richiesto un risarcimento all'assicurazione. Da noi si presentano i genitori del bambino morto con il loro avvocato, i vicini con il loro legale e l'assicurazione. Per fartela breve, durante un incontro riservato, i genitori dal bambino morto si sono lasciati andare spiegando come il loro maggior dolore - dopo la perdita del figlio - fosse proprio per il vicino di casa e per la sua famiglia, per quello che aveva passato, per quello che avrebbe dovuto passare in futuro, per il trauma che aveva subito...
Genitori degeneri o illuminati? Nessuno dei due. Molto semplicemente si erano fatti una sola domanda: e se fosse accaduto l'opposto?
Mi dispiace, ma per me i genitori hanno soprattutto doveri, e solo dopo diritti, nei confronti dei figli... il rimorso è una cosa personalissima, e, nonostante le ripercussioni che ne avrà la madre, è un bene (evolutivamente parlando) perchè è forse il deterrente più efficace che esiste, ma non venitemi a dire, in modo serio (e non son cose su cui si scherza), che possa essere sostitutivo alla pena prevista dalla legge... perchè sono le stesse argomentazioni che ha portato a sua difesa lo stupratore di stanford pochi mesi fa:
Quando ho letto questa chiusura ho avuto il desiderio di non risponderti, chiudere la questione e lasciar perdere. Poi ci ho riflettuto un attimo in più e ho cmq deciso di risponderti punto per punto. Però una domanda a riguardo te la devo fare: sei serio?
Tu stai davvero paragonando la tragica e mortale disattenzione di una madre - che fino a prova contraria si presume che amasse sua figlia e, come tutti i genitori, avrebbe dato la vita per lei - con l'abuso sessuale di una ragazza incosciente da parte di un giovane ubriaco e probabilmente drogato?
Tu pensi davvero che questi due fatti abbiano qualcosa in comune? Pensi realmente che ci sia anche solo un elemento in comune fra una madre ed una moglie amorevole che ha commesso un errore che ha avuto tragiche conseguenze ed un ragazzo che, alcool o no, ha volontariamente spogliato una ragazza incosciente e ci ha fatto sesso?
Te la sei presa perché ho scritto che ringrazio iddio che non sediate in un'aula di tribunale. Mi dispiace che tu ti sia sentito offeso ma questa tua chiusura dimostra che non mi sbagliavo perché non si può confondere e nemmeno paragonare un atto volontario e vile come lo stupro con una tragica disattenzione sicuramente non volontaria.
E' vero, se si parla di pene non si scherza... ma non se ne parla nemmeno a vanvera perché, scusa la franchezza, tu non hai nemmeno la più pallida idea della differenza che c'è fra colpa, imputabilità, punibilità e finalità della pena e senza comprendere fino in fondo tutte le logiche del diritto che stanno dietro a questi concetti discutere di pena è come fare l'allenatore al bar il lunedì mattina.