Guarda, @Kenny90, ti rispondo pubblicamente. Se pensi che quelle parole siano una provocazione, allora hai proprio sbagliato. Sono solo la costatazione del fatto che - in generale ma più snow che tu - avete espresso pre-giudizi di condanna - con o senza condizionali poco cambia - senza conoscere realmente i fatti, senza usare nemmeno un minimo di umana empatia, senza fermarvi anche solo per un secondo a riflettere più a fondo. Invece che partire dalla spiegazione più semplice, da una tragica disattenzione o dimenticanza, da uno sbaglio che nel 99,999% dei casi non comporta nulla e cercare eventuali incongruenze rispetto a questa, io ho letto solo ipotesi più o meno campate in aria atte ad individuare una colpa maggiore (leggasi: "la bambina in macchina dalla sera prima") se non addirittura una premeditazione.
Se questo è il modo in cui affrontate una tragedia simile, cercando motivi per rinchiudere a vita una persona che patirà le pene del proprio personale inferno per tutta la vita, allora ribadisco che è una fortuna che non sediate in un'aula di tribunale come giudici (non che quelli che abbiamo siano migliori, anzi...). Ci sono voluti 2500 anni di evoluzione del diritto per comprendere che responsabilità, colpa e punibilità non sono sinonimi e ci siamo arrivati dopo tanti sforzi.
Nel tuo successivo post, hai scritto
"sebbene io sia sempre più preoccupato della riabilitazione di un criminale, perchè per me il punto cruciale è che vi deve essere la sicurezza che un reato non venga reiterato, cosa di cui sono sicuro in questo frangente, tuttavia oltre a ciò è e deve sempre essere prevista una pena OGGETTIVA..."
allora lascia che ti chieda una cosa: secondo te, se in questo caso come in molti altri prima si è trattato di una tragedia non voluta, di una sciocca dimenticanza tramutatasi in dolore infinito, la pena oggettiva che invochi quale dovrebbe essere? Perché, sai, per una madre involontariamente colpevole l'aver causato la morte di un figlio significa "fine pena: mai". Ogni singolo giorno della sua vita si sveglierà ricordando la sua colpa, andrà in giro e vedrà negli sguardi degl'altri l'accusa infamante di aver ucciso sua figlia e, mentre cercherà di addormentarsi, rivedrà il viso di quella bambina... e chissà cosa vedrà negli occhi dell'altra figlia. Chissà come fare a spiegarle di aver causato la morte della sorellina. Tu riesci anche solo ad immaginarlo?
Se sarà fortunata, molto fortunata, il marito le starà accanto e, entro 5 o 10 anni, un team di psicoterapeuti riuscirà a farle capire che non deve continuare a punire sé stessa e, di riflesso, chi la ama; se sarà meno fortunata, il che accade nel 20/25% dei casi, entro 5 anni raggiungerà la figlia. Suicidandosi.
Non tutti i genitori che causano la morte di un figlio sono Veronica Panarello o l'idiota vegano di turno che impone ai figli una sua scelta "etica" fregandosene di qualche decina di migliaia di anni di evoluzione. Questo caso, come altri prima, non è diverso dal padre che, facendo retromarcia, investe e uccide il figlio che, tragicamente, si trovava dietro l'auto l'unica volta che il padre non si è girato a guardare. Se entrambi avessero fatto più attenzione, se entrambi si fossero girati a guardare anche quel giorno, se solo un evento ne avesse attirato l'attenzione per la frazione di secondo necessaria per rendersi conto, quei bambini sarebbero ancora vivi. Ma non lo sono.
Nella stragrande maggioranza dei casi (che sono oggetto di studio da decenni a questa parte) si tratta di tragedie pure e semplici in cui la responsabilità comporta una colpa ma la colpa non comporta - o non dovrebbe comportare - la punibilità a causa dell'inumanità della pena per le ragioni già espresse sopra.
Finché non si prova che questo caso è diverso, che quanto raccontato dalla madre è incongruente con i fatti, che la sua colpa è ben maggiore di aver parcheggiato la macchina convinta di aver lasciato la figlia all'asilo, l'unica cosa che dovremmo fare è provare ad immedesimarci in lei e provare ad immaginare quanto la sua anima sia straziata da terribili sensi di colpa e rimorsi con cui dovrà continuare a convivere per il tempo che le resta. Fine pena: mai.
Io non ho giudicato voi come persone, né te né snow, ma solo il vostro approccio in questa occasione, un approccio che ritengo sbagliato sia nei modi che nelle forme. Ma, si sa, io ho i capelli bianchi ;)