Cosa penso dell'italia e della vita!

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Tutti a parlare di cambiamenti, rivoluzioni e poi ve ne state chiusi nella vostra cameretta a scrivere post su quanto fa schifo il mondo su un forum di informatica... mah.
Sinceramente, io sono alla mia scrivania al lavoro a svolgere pratiche arretrate ed a fornire il servizio di reperibilità ai ns clienti.
E questo mentre sarei in ferie.
 
Tutti a parlare di cambiamenti, rivoluzioni e poi ve ne state chiusi nella vostra cameretta a scrivere post su quanto fa schifo il mondo su un forum di informatica... mah.

Tipica frase di chi ha capito davvero tutto. Che dovremmo fare, scendere in piazza a fare la rivoluzione di tom's? :D Io ho studiato, ho faticato, ho fatto il lavoro che mi ha sempre appassionato e ora, se posso stare qui a scrivere mentre sono in ferie, è anche perchè non sono stato con le mani in mano a lamentarmi e a dire "tanto il mondo fa schifo".

Ma poi scusa, che razza di discorso è? Questa è una sezione off topic, una persona ha lanciato un'idea di discussione e noi ci stiamo scambiando opinioni pacificamente come si fa tra amici o al bar. Sono io che non vedo il problema?
 
Tutti a parlare di cambiamenti, rivoluzioni e poi ve ne state chiusi nella vostra cameretta a scrivere post su quanto fa schifo il mondo su un forum di informatica... mah.

Allora orientaci sulla Retta Via che porterà alla nostra Libertà :)

In questa discussione si discute. Mica si vuole organizzare rivolte.

PS: e nonostante sia nella mia "cameretta" sto dando assistenza remota ai miei colleghi ;)
 
Tutti a parlare di cambiamenti, rivoluzioni e poi ve ne state chiusi nella vostra cameretta a scrivere post su quanto fa schifo il mondo su un forum di informatica... mah.
In parte hai ragione, infatti c'e' un sacco di gente che non fa nulla nella vita se non lamentarsi, magari non hanno studiato da giovani e adesso non trovano posto, magari vanno a scuola ma non vogliono studiare, magari credono alle fandonie del politicante di turno, le possibilita' sono infinite, ma qui c'e' anche gente che NON sta solo seduta scrivendo in questo forum :) quindi non si puo' generalizzare.
 
npn accettano neanche quelle legate all'informatica, è un grosso problema

Ma quando mai, non diciamo scemenze pls. Detto da uno che la laurea ce l'ha e all'estero va a insegnare!

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comunque non so da dove tu venga, ma qua a Modena non c'è più UN negozietto privato

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in America e Svizzera sono considerate come lauree minori (se sono considerate)


Per altro la svizzera ha il double degree da noi. Cosa vai dicendo?
 
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Prossimo ai 44 anni... quasi un vecchio qui sul forum...
Non entro direttamente nella discussione perché temo finirà in caciara sulla politica.
Vi posso però dare un consiglio:
STUDIATE.
E lottate affinché la scuola pubblica (l'unica a cui tutti possono accedere) migliori e non venga smantellata in favore di quella privata (a cui in pochi possono accedere).
Perché l'unica arma di autodifesa veramente efficace che avete ed avrete è la vs cultura.
Quella non potranno mai togliervela e tramite quella potrete ragionare con la vs testa senza finire controllati dal populista di turno.
E grazie a quella potrete contribuire al miglioramento del paese o, se proprio lo riterrete necessario, seguire la vs strada altrove.
Non sono prossimo ai 44 anni e non sono un vecchio di questo forum. Il consiglio che posso dare ai ragazzi è: nulla.
L'istruzione pubblica italiana è mediocre e riconosciuta come tale anche all'estero. Veniamo apprezzati per le nostre capacità lavorative, per l'intraprendenza, esportiamo all'estero professionisti laureati e lavoratori di primissimo livello ma ciò non è dovuto certamente alla qualità della nostra istruzione. E a chi ce l'ha tanto con l'istruzione privata direi di farsi un giretto nel più grande ateneo italiano, che è il più grande d'Europa, a vedere con i propri occhi come gli studenti debbano sedersi a terra per seguire la lezione e debbano prendere appuntamento con taluni professori per discutere dato che per loro stessa ammissione comunicare tramite e-mail li mette in difficoltà oggettive.
La valenza culturale dell'istruzione è pari a zero e nelle aule universitarie italiane al di là delle ovvie nozioni tecniche lo studente non è altro che un contenitore di informazioni e di opinioni espresse da una classe gerarchica di professori che al pari di quella politica ha assunto i poteri di una casta nobiliare. La nostra capacità di discernimento è forviata e castrata fin dalle scuole primarie, così come la nostra capacità imprenditoriale ed economica una volta usciti dalla scuola.
O sei figlio di papà che spesato e pagato ti dedichi - volontà permettendo - allo studio dove desideri e in un centro di formazione valido, o sei figlio di papà che hai possibilità di lavoro nell'azienda di famiglia o hai la disponibilità economica del papi per poter intraprendere un tuo percorso individuale. Per gli altri c'è il niente o la speranza nel sempre valido fattore C.
Siamo in balia di poteri forti che hanno assunto il comando oligarchico di intere nazioni: poteri economici, politici, media. Non c'è salvezza in questo, né per la cultura né per le persone. A meno che con "salvezza" non si intenda il riuscire a guadagnare più a fine mese o ancor più per comperarsi l'agognato smartphone. Come se preferire il benessere di una famiglia all'acquisto di uno smartphone di fascia alta o di un auto di lusso fosse una questione culturale e non morale.
Da tempo il ruolo delle masse non è altro che essere subordinate a tali poteri con il lavaggio del cervello più grande mai messo in atto nella storia, al punto che siamo noi stessi vittime e carnefici, un esercito di burattini avvelenati nel profondo dalla totale assenza di qualsivoglia valore umano e morale in balia della volontà sociale perpetrata da chi controlla la nostra istruzione ed il nostro lavoro, inducendo le nostre scelte ed i nostri desideri nel fertile nulla etico di cui siamo fatti.
La prima crisi che vive il nostro tempo e la nostra società è dentro le persone, non fuori. E ciò ha poco a che vedere con la cultura di ognuno.
Quando è stata scoperta l'America? Chi sa rispondere? Quante sono le provincie italiane? Perché è stato ucciso Enrico Mattei? Perché è stato rapito e assassinato Aldo Moro? Perché ci troviamo in difficoltà nel rispondere a queste domande dopo cinquant'anni da quei fatti? Perché non abbiamo votato l'attuale Presidente del Consiglio? Perché c'è la crisi? Perché il malcontento del Popolo Sovrano non si traduce in un reale cambiamento democratico della condizione attuale?
E ancora viviamo nell'illusione della nostra gloriosa libertà, persino dopo aver perduto inconsapevolmente la nostra inviolabile libertà di coscienza.

- “In America, in questo periodo della storia del mondo, una stampa indipendente non esiste, lo sapete voi e lo so pure io. Non c’è nessuno di voi che oserebbe scrivere le proprie vere opinioni, e già sapete anticipatamente che se lo facesse esse non verrebbero mai pubblicate.
Io sono pagato un tanto alla settimana per tenere le mie opinioni oneste fuori dal giornale col quale ho rapporti. Altri di voi sono pagati in modo simile per cose simili, e chi di voi fosse così pazzo da scrivere opinioni oneste, si ritroverebbe subito per strada a cercarsi un altro lavoro. Se io permettessi alle mie vere opinioni di apparire su un numero del mio giornale, prima di ventiquattrore la mia occupazione sarebbe liquidata. Il lavoro del giornalista è quello dì distruggere la verità, di mentire spudoratamente, di corrompere, di diffamare, di scodinzolare ai piedi della ricchezza, e di vendere il proprio paese e la sua gente per il suo pane quotidiano. Lo sapete voi e lo so pure io.
E allora, che pazzia è mai questa di brindare a una stampa indipendente? Noi siamo gli arnesi e i vassalli di uomini ricchi che stanno dietro le quinte. Noi siamo dei burattini, loro tirano i fili e noi balliamo. I nostri talenti, le nostre possibilità, le nostre vite, sono tutto proprietà di altri. Noi siamo delle prostitute intellettuali“.
-
Questo affermava John Swinton più di un secolo fa, redattore capo del New York Times. Un secolo fa.
Noi itaGLIAni di buona scuola salveremo il mondo appena dopo aver salvato il portafogli, tranquilli.


E tutto questo è scritto in un forum dove forse si può affermare che un azienda offre prodotti o servizi peggiori di un altra, dove forse si può discutere di politica esprimendo opinioni di disprezzo educate nella sezione "Politica e attualità", dove forse se dici la verità su qualcuno o su qualcosa non vieni epurato in nome del Sacro Illustrissimo Regolamento di Forum.
Forse.
 
O sei figlio di papà che spesato e pagato ti dedichi - volontà permettendo - allo studio dove desideri e in un centro di formazione valido, o sei figlio di papà che hai possibilità di lavoro nell'azienda di famiglia o hai la disponibilità economica del papi per poter intraprendere un tuo percorso individuale. Per gli altri c'è il niente o la speranza nel sempre valido fattore C.

quisque suae fortunea faber est
 
quisque suae fortunea faber est
Se la vediamo come citazione attribuita a Sallustio, non si parla di "fortuna" in senso necessariamente positivo come la intendiamo noi, ma si parla di "sorte". E saremmo dunque artefici della nostra sorte, non in senso positivo o negativo.
Se la riconduciamo come proponimento di Pico della Mirandola non ci discostiamo di molto ma introduciamo significati spirituali: l'indeterminatezza della natura umana cui ci ha creati Dio ci rende artefici della nostra sorte in quanto "né angeli né bestie" ma l'uno o l'altra a seconda delle nostre scelte scaturite dal libero arbitrio.
Se vediamo questa frase come inconsciamente intesa oggi, in senso di "siamo artefici delle nostre fortune", intendendo in senso positivo la fortuna come successo, la vediamo in ottica positivista o illuminista e ci basta un confronto con la realtà per comprendere quanto tale interpretazione sia forviante e sia più una scusa o un moto di vanto di chi possiede il successo, anche senza merito:
un bimbo che muore in Africa di dissenteria non è artefice della sua fortuna e non potrebbe esserlo.
 
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Se la vediamo come citazione attribuita a Sallustio, non si parla di "fortuna" in senso necessariamente positivo come la intendiamo noi, ma si parla di "sorte". E saremmo dunque artefici della nostra sorte, non in senso positivo o negativo.
Se la riconduciamo come proponimento di Pico della Mirandola non ci discostiamo di molto ma introduciamo significati spirituali: l'indeterminatezza della natura umana cui ci ha creati Dio ci rende artefici della nostra sorte in quanto "né angeli né bestie" ma l'uno o l'altra a seconda delle nostre scelte scaturite dal libero arbitrio.
Se vediamo questa frase come inconsciamente intesa oggi, in senso di "siamo artefici delle nostre fortune", intendendo in senso positivo la fortuna come successo, la vediamo in ottica positivista o illuminista e ci basta un confronto con la realtà per comprendere quanto tale interpretazione sia forviante e sia più una scusa o un moto di vanto di chi possiede il successo, anche senza merito:
un bimbo che muore in Africa di dissenteria non è artefice della sua fortuna e non potrebbe esserlo.

Sorte, come da traduzione. Essendo che tu ti riferivi al panorama italiano, ed essendo che io ho quotato una frase specifica e non l'intero tuo testo, mi sembra decisamente fuori luogo il paragone col bimbo in Africa, per quanto di sicuro effetto emozionale.

La frase è messa lì perché quel paragrafo citato mi è sembrato di un qualunquismo assurdo - senza nessun giudizio sulla persona. Tanti ce la possono fare, tanti non ce la fanno perché sono nella mediocrità più totale, fanno il minimo indispensabile e si aspettano che gli venga riconosciuto. Nella mia università vedo che chi si impegna e fa parecchio di più del minimo indispensabile viene notato subito, io ho trovato lavoro in questo modo. E come me diversi altri.

Insomma, detta terra terra, mi è sembrata solo una rosicata pazzesca. :)
 
Sorte, come da traduzione. Essendo che tu ti riferivi al panorama italiano, ed essendo che io ho quotato una frase specifica e non l'intero tuo testo, mi sembra decisamente fuori luogo il paragone col bimbo in Africa, per quanto di sicuro effetto emozionale.
Allora:
1- se il significato di quella frase è il significato originario di Sallustio, tale frase è fuori luogo poiché si parla di "sorte", non di fortuna in senso necessariamente positivo. Ergo: citazione fuori contesto ed utilizzata con un significato improprio.
2- se il significato di quella frase è quello assunto da Pico della Mirandola introduciamo una "sorte" con connotati spirituali. Ergo: citazione fuori contesto ed utilizzata con un significato improprio.

Togliamo i casi sopra citati dunque, in quanto fuori contesto e con significato improprio rispetto a ciò che hai quotato.
Resta un solo utilizzo della tua citazione in latino: "siamo artefici dei nostri successi" in senso positivo di "successo".
Ecco, in tal caso l'interpretazione che hai dato di questa citazione è sbagliato, poiché improprio; ed è sbagliato poiché non è vero che è così nella vita reale: il paragone del bimbo africano te lo dimostra. Tu non sei migliore del bimbo africano, hai avuto più possibilità di lui. Il discorso è semplice, come il paragone fatto.

La frase è messa lì perché quel paragrafo citato mi è sembrato di un qualunquismo assurdo - senza nessun giudizio sulla persona. Tanti ce la possono fare, tanti non ce la fanno perché sono nella mediocrità più totale, fanno il minimo indispensabile e si aspettano che gli venga riconosciuto. Nella mia università vedo che chi si impegna e fa parecchio di più del minimo indispensabile viene notato subito, io ho trovato lavoro in questo modo. E come me diversi altri.

Insomma, detta terra terra, mi è sembrata solo una rosicata pazzesca. :)
Ma questo ovviamente - e senza nulla di personale - è il vero qualunquismo: "Io ho, perché ho meritato", "sono migliore degli altri". Ma hai meritato cosa? Di esser nato in una porzione di mondo dove non si muore di dissenteria? Hai meritato di esser nato in una famiglia che ti ha permesso di studiare? E dove sarebbe il tuo merito? Hai meritato perché hai studiato più di altri? E chi ha studiato più di te ed ha avuto meno di te non esiste dunque? Vorresti dirmi che tu sei artefice del tuo successo mentre il figlio di un operaio che non arriva a fine messe e va a zappare ha costruito il suo insuccesso?
Ma dico, sei italiano, la vedi la realtà intorno a te, si?
Io ho potuto studiare e condurre una vita normale per fortuna, ma non mi sognerei mai e poi mai di portare le possibilità che io ho avuto a differenza di altri meno fortunati come miei meriti e miei successi. Non mi sognerei mai di guardare dall'alto in basso chi ha avuto meno di me illudendomi di quanto sono figo "perché se sono riuscito è perché lo merito". Ma dai su.
Non hai mai visto raccomandati passarti avanti nello studio o nel lavoro? Non hai mai visto premiato il non-merito anziché il merito? Non hai mai visto persone impossibilitate ad avere le tue chances nella vita e nel lavoro?
E diciamocelo, nessuno a parte un figlio di papà si sarebbe messo a quotare la mia frase sopra, affermando incautamente con una citazione latina di cui non conosce il significato che i propri successi sono dovuti al proprio merito :)
E' triste che sia questa la realtà italiana. E' necessario diventare esseri umani migliori, non studenti migliori o lavoratori migliori, il problema è dentro le persone e si riflette all'esterno. Non è con l'orgoglio, l'arroganza, i pezzi di carta scolastici o il portafogli pieno che cambieremo la classe politica o la realtà di questo paese.
 
Non capisco il voler associare per forza il significato di fortuna con connotazione positiva. Sorte è esattamente il significato che serve. Se non ci arrivi non è un mio problema. Detto terra terra: se sei un idiota scansafatiche avrai la sorte che ti meriti, se ti fai un c*lo grande così probabilmente anche. Se non hai fatto un caxxo tutta la vita è normale che chiunque ti passi avanti.
Per cui tutta la tua prima parte sulle raccomandazioni etc per me non ha senso. Solo stupidaggini per giustificarsi. E porca miseria piantala di sparlare di bimbi africani, siamo in Italia, potenza industriale, è un paragone che serve solo a pararsi il ciapet, ed è anche piuttosto stupido.

Per il resto se permetti invece di darmi del figlio di papà - e sai che papà ricchissimo, insegnante al conservatorio, mamma mia andavo a scuola in ferrari - prova a riflettere su quel che ti ho scritto. E no, non mi fa pena il figlio dell'operaio che non arriva a fine mese: poteva studiare, avrebbe avuto borse di studio per merito e reddito, come fece la mia ex: figlia di operai, entrambi in cassa integrazione per anni, si è fatta un mazzo così ed ha preso la magistrale in matematica a forza di borse di studio per reddito e per merito. Il figlio dell'operaio non mi fa pena, poteva costruirsi (come la mia ex) una sorte migliore.

E sì, mi sento decisamente migliore dei miei colleghi che non sono in grado di "mettersi un dito nel sedere", mi sento decisamente meglio di chi con le mie stess possibilità ha deciso di non fare, di non studiare, di non primeggiare, di non impegnarsi di più.

Penso che le tue risposte - il volerti attaccare al latino, il voler giudicare me, l'ignorare totalmente quel che ti scrivo per proseguire sul tuo delirio - ti qualifichino per quel che sei. Per me questa discussione è finita qui: mai confrontarsi con quelli come te, prima ti portano al loro livello e poi ti battono con l'esperienza. Lascio agli altri il piacere di assaggiare il sofismo della rosicata, io me ne tiro via.


edit
Sì la vedo la realtà intorno a me, gente che non ha mai fatto niente e che si lamenta, gente che ha perso la nozione di lavoro e fatica, gente che si lamenta perché non può fare la vita che ci è sempre stata descritta in tv. In poche parole: falliti che credevano che il mondo gli spettasse e ci hanno sbattutto i denti.
 
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Anche vedo gente che si lamenta ma non ha mai fatto un piffero.
Altra che invece si e' fatta un mazzo, ma non ha avuto fortuna, ma almeno ci ha provato.
Quale delle due persone preferiamo?
Di certo io non aprezzo chi dice "non faccio nulla perche' tanto non serve a nulla". Eh no bello mio, non e' vero. Si ottiene solo se ci si prova.
Anche io per esempio sono figlio di operai, si arrivava a stento a fine mese, ma mi sono laureato anche se a fatica, e quando ho visto che la situazione in Italia era difficile non ho esitato a farmi esperienza all'estero dove poi ci sono rimasto. Ho avito una opportunita' e ho preso la palla al balzo, come si dice.
 
Non capisco il voler associare per forza il significato di fortuna con connotazione positiva. Sorte è esattamente il significato che serve. Se non ci arrivi non è un mio problema. Detto terra terra: se sei un idiota scansafatiche avrai la sorte che ti meriti, se ti fai un c*lo grande così probabilmente anche. Se non hai fatto un caxxo tutta la vita è normale che chiunque ti passi avanti.
Per cui tutta la tua prima parte sulle raccomandazioni etc per me non ha senso. Solo stupidaggini per giustificarsi. E porca miseria piantala di sparlare di bimbi africani, siamo in Italia, potenza industriale, è un paragone che serve solo a pararsi il ciapet, ed è anche piuttosto stupido.
Quando porti una citazione latina di duemila anni fa a sostegno del tuo pensiero devi conoscerne il significato. Poco importa quanto hai studiato: buttare lì a casaccio citazioni di cui non si conosce il significato, il senso, il contesto, è da ignoranti.
Difatti, per l'ennesima volta, dimostri di non aver capito il significato della frase del Sallustio.
Studia invece di vantarti dei tuoi gloriosi traguardi. Il tuo pezzo di carta scolastico ti ha reso solo spocchioso: "fortuna,ae" è traducibile in "sorte". Comprati un dizionario della Zanichelli e apprendi il significato di sorte, la prossima volta riuscirai a dare senso a ciò che scrivi.

Per il resto se permetti invece di darmi del figlio di papà - e sai che papà ricchissimo, insegnante al conservatorio, mamma mia andavo a scuola in ferrari - prova a riflettere su quel che ti ho scritto. E no, non mi fa pena il figlio dell'operaio che non arriva a fine mese: poteva studiare, avrebbe avuto borse di studio per merito e reddito, come fece la mia ex: figlia di operai, entrambi in cassa integrazione per anni, si è fatta un mazzo così ed ha preso la magistrale in matematica a forza di borse di studio per reddito e per merito. Il figlio dell'operaio non mi fa pena, poteva costruirsi (come la mia ex) una sorte migliore.
Questo è un discorso superficiale e bimbominkioso, direi quindi che non merita attenzione.

E sì, mi sento decisamente migliore dei miei colleghi che non sono in grado di "mettersi un dito nel sedere", mi sento decisamente meglio di chi con le mie stess possibilità ha deciso di non fare, di non studiare, di non primeggiare, di non impegnarsi di più.
Sul tuo curriculum vitae tra le tue capacità peculiari hai messo al primo posto "orgoglio e presunzione"? No?? Aggiorna il CV.

Penso che le tue risposte - il volerti attaccare al latino, il voler giudicare me, l'ignorare totalmente quel che ti scrivo per proseguire sul tuo delirio - ti qualifichino per quel che sei. Per me questa discussione è finita qui: mai confrontarsi con quelli come te, prima ti portano al loro livello e poi ti battono con l'esperienza. Lascio agli altri il piacere di assaggiare il sofismo della rosicata, io me ne tiro via.
Oltre le frasi fatte che trovi su facebook, c'è la semplice realtà che un figlio di papà che si vanta dell'aver tanto studiato e tanto meritato, si fa figo scrivendo a casaccio citazioni in latino di cui non conosce il significato ed il contesto, travisandole in modo talmente superficiale che ammettendo l'abbia realmente scritta Sallustio quella frase, a quest'ora egli si sta rigirando nella fossa.
Fortuna che hai studiato eh. La dimostrazione che l'istruzione italiana oggi è una fabbrica di contenitori vuoti di valori e di ignoranti in serie. Ma votati al successo, per carità.

edit
Sì la vedo la realtà intorno a me, gente che non ha mai fatto niente e che si lamenta, gente che ha perso la nozione di lavoro e fatica, gente che si lamenta perché non può fare la vita che ci è sempre stata descritta in tv. In poche parole: falliti che credevano che il mondo gli spettasse e ci hanno sbattutto i denti.
In questo sono d'accordo. Ma dopo ciò che hai scritto mi sembra un po' ipocrita scriverlo ed elevarti ad essere migliore della massa perché tu hai avuto successo (non so quale, tra l'altro.. mi fido).

Siete figli di una generazione che ha raggiunto abbastanza facilmente il benessere. Godete i frutti di questo benessere. Ma prima di affidarvi il denaro per lo studio o per l'iphone sarebbe stato opportuno mettervi a conoscenza di valori quali l'umiltà, la giustizia, la libertà, la bontà, l'uguaglianza, l'onestà. Potrete anche diventare Presidente del Consiglio un giorno, ma se come esseri umani siete mediocri, sarete comunque dei falliti.
Compito dell'istruzione non dev'essere riempirvi di nozioni e opinioni soggettive, ma rendere terreno fertile la vostra mente, affidata ad una fertile interiorità arricchita da chi vi ha messo al mondo. Così non è purtroppo, troppo spesso. Lo specchio opaco di questa malata società.
 
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