Di norma evito di commentare: preferisco leggere, informarmi, testare direttamente, farmi un'opinione basata su dati e non su slogan.
Tuttavia, vedo ancora una quantità imbarazzante di post che sembrano più il tifo da stadio che una discussione tecnica. E lo dico con un po’ di dispiacere, perché lavoro da anni nel mondo dei servizi ICT e certe derive mi riportano alla superficialità dei dibattiti universitari, più ideologici che concreti.
Linux, in ambito home, ha fatto passi da gigante. Per un utente disposto a fare qualche compromesso, può essere un’ottima alternativa a Windows.
Ma sul fronte business/enterprise, la situazione è ben diversa. Il gap rispetto a Windows non è colmabile, e non per una questione di fede tecnologica, ma di realtà operativa.
Qualche punto giusto per chiarire:
Open Source non è sinonimo né di qualità superiore né tantomeno di maggiore sicurezza.
Le aziende cercano soluzioni, non nuovi problemi. E l’IT non dovrebbe mai essere percepito come un ostacolo.
Il “supporto Linux” è un concetto romantico. In concreto, o paghi Red Hat (parecchio) o speri nella community.
Linux non è gratuito: semplicemente, i costi si distribuiscono in altre voci di spesa.
L’enterprise ha esigenze precise e strumenti dedicati. Non tutto si improvvisa, nemmeno con il terminale più brillante.
Potrei andare avanti, ma mi fermo qui.
Quanto a Windows 11: non è perfetto, ma è un sistema operativo solido. Configurato con criterio, funziona benissimo. Forse non affascina chi ama “smanettare”, ma a differenza di molte distro Linux, è pensato per lavorare, non per far lavorare l’utente.
E prima di parlare di “conversione del mondo” al pinguino: avete idea di quanto costa una subscription Red Hat per un’azienda seria?
Qui leggo commenti su Linux Mint… ottima per un PC casalingo o magari per un serverino multimediale, certo non per un’infrastruttura IT moderna.
Il fanatismo tecnologico fa male alla tecnologia. Serve lucidità, non tifoseria.