dicendo cosi però mi dici che un gioco come Ryse è molto più bello di un Medal of Honor 2010, dove penso sia l' unico fps moderno con un gameplay veramente immersivo e una trama ottima che conclude il tutto.
Per carità la grafica più ce ne è meglio è ma, se io gioco ad unity e dopo 1 ora mi rompo le balle perchè faccio le stesse cose di sempre senza nulla di nuovo allora perchè dovrei continuare a giocarlo?
Essendo un gioco deve essere tale, avrebbe avuto senso se fosse stata un' avventura grafica dove per il 90% non hai controllo del personaggio e allora si che ti godresti a pieno i dettagli che han messo, ma così con la trama riciclata e rappezzata dai precedenti capitoli non mi ci fa affezionare come ad altri titoli.. Alla fine un gioco te lo ricordi per quello che hai fatto e molto difficilmente ti rimane impresso per la grafica (e se lo fa, tipo crysis, hanno un gameplay decente nonostante a me non piaccia il tema futuristico/materiali avanzati tecnologicamente)
Veramente io ho detto che il risultato è una combinazione di fattori, un ottimo gameplay serve a tenere vivo l'interesse, e secondo me Unity ha un eccellente level design e una sceneggiatura intrigante, l'aspetto meramente audio-visivo e fotografico hanno la stessa, se non più importante, dignità.
E' con essi che inneschi il processo di illusione che da vita al tutto. Ryse è un titolo con parecchie ingenuità sia storiche che di gameplay, con una struttura titubante. Certamente visivamente è molto bello, ma in quel caso non basta a fare un bel gioco.
Call Of Duty ha una potenza visiva, soprattutto nelle missioni a St Petersburg, che pochi titoli, anche moderni, vantano. Non a caso introdusse l'IA di gruppo e una ricostruzione maniacale delle dinamiche e degli ambienti.
Detto questo, e non avrei il Pc in firma se non la pensassi così, io sono un sostenitore sia al cinema che nei videogiochi, che la resa visiva e la potenza audio siano come minimo importanti almeno quanto gameplay e sceneggiatura. Anzi, a volte le immagini parlano da sole, e sono di una bellezza disarmante.
Basta prendere un Dear Esther, non si può non avere quasi freddo e provare un senso di solitudine, un comparto perfetto per un opera che si sviluppa poeticamente intorno all'individuo.
