[P2P] Lettera "minatoria" a 3636 italiani

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Sicuramente molti di voi conosceranno già questa storia, in quanto da ieri su internet è l'argomento principale, ma per chi ne fosse all'oscuro farò un breve sunto.
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In questi giorni 3636 utenti italiani si sono visti recapitare a casa delle raccomandate dallo studio legale "Mahlknecht & Rottensteiner". Una casa discografica tedesca, tale Peppermint, tramite una società svizzera, la Logistep, avrebbe fatto tracciare le connessioni di quegli utenti che scaricavano brani di suoi artisti. Il client tracciato è emule.

Nelle lettere sono indicati ora, data, indirizzo IP e brano scaricato.

I provider, hanno dovuto fornire i dati degli utenti, a partire dagli IP, a questi sciacalli.

Nelle lettere viene "intimidato" il pagamento della somma di 330€ altrimenti si procederà in tribunale.
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Condividere materiale protetto da copyright è illegale, ma lo è altrettanto la violazione della privacy. Molti utenti tra l'altro negano di aver scaricato quel brano, altri erano all'estero nella data notificata nella lettera, altri condividono connessioni wireless con molti altri utenti...

La canzone contenstata è di un certo DJ Mousse T, dovrebbe essere musica house.

Oltre a considerare il copyright un qualcosa di obsoleto, soprattutto in ambito internet, considero un furto, un crimine quello che questa società sta facendo.
Per la legge italiana la multa massima comminabile per aver scaricato e condiviso illegalmente un brano è di 1,98€ e questi qui per un brano chiedono 330€, in base a cosa? secondo quale legge italiana?
Chi gli permette di prendere in nostri dati personali che dovrebbero essere protetti dalla privacy?
E tra l'altro pare che i provider siano tenuti a diffondere i dati PRIVATI degli abbonati solo per fini collettivi, non privati:
http://img72.imageshack.us/my.php?image=pcprofessionale052007argq2.png
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Link utili:
http://3636peppermintjam.blogspot.com/
Il Forum P2P si sta occupando del caso, con già decine dei destinatari delle lettere che si stanno dando da fare.

Abbattiamo una volta per tutte questi mafiosi!
 

Iron

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Sarebbe l'occasione per dimostrare il valore dei politici italiani, i quali dovrebbero tutelare i propri cittadini (vabbè, stò sognando ad occhi aperti. Non siamo nemmeno in periodo di elezioni...).
 

batman

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Toby ha detto:
Che schifio................
quto si parla tantio di privacy e poi nn viene rispettata.e poi scusate,ma io sapevo che fosse diciamo
"legale" l'uso proprio ma si parlava di illegalità quando si faceva del lucro sul materiale scaricato...:boh:
 

Deadlift

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io propongo di passare tutti a mute o a ants ,programma di condivisione criptata,solo che ci sono pochi italiani...
 

AMD64

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Illegale è la condivisione del materiale condiviso (quello con diritto di copia ovviamente), infatti nelle lettere c'è scritto "brano condiviso".

Spero che veramente qualcuno si muova. Oppure dobbiamo farcelo mettere nel sedere da una società tedesca che ci spia tramite una società svizzera e che ha ottenuto i dati personali non si sa come?
E tutto per un lurido sconosciutissimo DJ :cav:
 

franknos90

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e dopo che hanno chiesto 330€? in base a cosa? un brano scaricato vale così tanto? ma per favore.. in base alle leggi italiane non si può condannare nessuno a meno che non ci sia lucrato sui brani scaricati (uso proprio).. e poi, la cassazione non ha detto che scaricare non è reato? questi possono chiedere quello che vogliono, ma se si finisce in tribunale la vedo difficile che vincano la causa in italia..
 

batman

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franknos90 ha detto:
e dopo che hanno chiesto 330€? in base a cosa? un brano scaricato vale così tanto? ma per favore.. in base alle leggi italiane non si può condannare nessuno a meno che non ci sia lucrato sui brani scaricati (uso proprio).. e poi, la cassazione non ha detto che scaricare non è reato? questi possono chiedere quello che vogliono, ma se si finisce in tribunale la vedo difficile che vincano la causa in italia..
quoto a me pare na gran....
 

AMD64

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franknos90 ha detto:
e dopo che hanno chiesto 330€? in base a cosa? un brano scaricato vale così tanto? ma per favore.. in base alle leggi italiane non si può condannare nessuno a meno che non ci sia lucrato sui brani scaricati (uso proprio).. e poi, la cassazione non ha detto che scaricare non è reato? questi possono chiedere quello che vogliono, ma se si finisce in tribunale la vedo difficile che vincano la causa in italia..
Appunto... al 99% perderebbero e così ci provano... se solo 1000 persone pagassero sarebbero 330.000€ :shock: e un'immensa pubblicità allo sconosciuto Mousse T.
 

franknos90

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ma tra le altre cose, gli utenti "incriminati" non potrebbero denunciare la società che ha diffuso i dati ad una società PRIVATA?
 

AMD64

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Telecom e gli altri provider, se costretti da un'ordinanza devono dare i dati.
Però come è scritto nello screen del giornale pubblicato nel primo post, i dati possono essere ceduti a terzi solo per fini collettivi e non privati.

Ad esempio se sto indagando sulle BR è ovvio che mi devono dare i dati degli IP che ad esempio hanno fatto una rivendicazione on-line. Lo stesso dicasi per il materiale pedo-pornografico.
Ma cedere i dati degli abbonati a delle società (straniere oltretutto) per far sì che queste abbiano qualche centinaio di polli da spennare è quantomeno scandaloso... Spero che il garante per la privacy dica qualcosa in merito, che io sappia è già stato sollecitato da più fronti.
 
N

nikos

Ospite
Ho giusto letto ieri sera il thread sul forum p2p e un paio di articoli su PI.

La lettera arrivata a casa (tramite raccomandata) a queste 3000 e passa persone per questo pagamento di 330€ a me sembra un tentativo di "estorsione". A parte il fatto, come riporta giustamente AMD64, il massimo valore di pagamento è la cifra di 1.98€, chi mi rassicura che una volta pagato (eventualmente) la trafila sia finita? E se fosse solo l'inizio?

E tutto questo per cosa è successo? Per aver scaricato un (1) mp3 per di più di un'artista che tra l'altro, personalmente, non ho mai sentito. Esattamente un anno fa. Se la sono presa davvero comoda inviando la lettera l'altro ieri e pretendendo il pagamento del pizzo entro pochissimi giorni, il 14 Maggio. Subito avevo sollevato dubbi sull'autenticità di questa lettera, poi leggendola mi sono ricreduto. Comunque non vorrei che sia, come più volte sollevato, un tentativo di far cassa a spese di ignari che volendo chiudere la fantomatica questione pagano subito.

Ho letto che anche in Francia e in Germania sono più o meno nella stessa situazione, per altri casi. Comunque sia, voglio proprio vedere se a livello di politica italiana (:lol:) si muove qualcosa: difficile quando non sono i propri interessi, per quelli si muovono subito.
 

andy84

Utente Èlite
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mah...che dire...solo in Italia succedono ste cose...oppure lo scherzetto l'hanno fatto anche in altri paesi?
 
N

nikos

Ospite
Spero che si possa postare un'intervista ad un avvocato che ho trovato in rete...

P2P richiesto risarcimento a 4000 utenti. Ecco il parere di un Avvocato

Intervista all'Avv. Francesco Mangiaracina [manfranz@gmail.com], già noto a pc-facile.com, avvocato specializzato in diritto dell’informatica e sulle tematiche del P2P, responsabile di Teutas – Law and Technology Journal.


La notizia delle 4000 raccomandate inviate dallo Studio legale Mahlknecht & Rottensteiner per conto dei discografici tedeschi di Peppermint solleva critiche, dubbi e stupori. pc-facile.com cerca di fare maggior chiarezza sulla questione, ponendo alcune domande ad un giovane avvocato esperto del settore.


1. Buon giorno avvocato, ha letto la notizia relativa alle raccomandate inviate per conto di Peppermint a quasi 4000 utenti P2P con cui si chiede la rimozione dei file scaricati ed il pagamento di una somma?

Sì, interessandomi da molti anni del file sharing, non solo come legale, è una notizia che non mi ha sorpreso ma mi ha colpito anche perchè, a quanto mi risulta, è il primo episodio di questo tipo in Italia.


2. Cosa ne pensa?

Come detto, ritengo che si tratti di un'azione che era "nell'aria". Le notizie degli ultimi mesi lasciavano presagire che i discografici si stavano muovendo. Personalmente ero sicuro che sarebbe successo, anche in Italia.


3. Ma ci dica di più, nel merito della questione.

Naturalmente non avendo preso visione diretta della documentazione, non è opportuno dare dei giudizi di merito troppo approfonditi.

Sulla base delle notizie riportate, e come cittadino ed utente di Internet, posso dire che capisco che le case discografiche stiano tentando di proteggere i loro interessi, ma probabilmente non è proprio questa la strada giusta. Il caso Napster docet. Chiuso quello, proprio ad opera di un'azione legale partita, a quanto ricordo, da una casa discografica tedesca (credo la BMG), sono nate le piattaforme P2P come Kazaa, E-Mule, ecc... Senza considerare il possibile ritorno d'immagine negativa da parte della Peppermint e, cosa più strana, disconoscendo il movimento che il mondo della musica sta cercando di operare in direzione della diffusione on-line dei loro contenuti. Internet è un modo particolare, affascinante ma che deve essere ancora compreso da parte di tanti operatori.

In sostanza mi sembra una visione un po' miope, ma questa è l'opinione del cittadino, e non del legale.


4. Ok, ma da legale cosa può dirci?


Come detto non sono in possesso della documentazione. Per quanto letto, mi sembra che ci siano alcuni punti oscuri.

In primo luogo il sistema di tracciamento dei numeri IP e quindi l'individuazione dei soggetti a cui si imputa la violazione. Trattasi di una materia difficile, che qui non è possibile approfondire. Per semplificare, ritengo che i risultati della Logistep andrebbero comunque verificati, come del resto avviene in materia di contravvenzioni con autovelox, tanto per capirsi. Non è possibile prendere come "oro colato" quanto affermato solo da una parte. Senza contare la fatidica domanda: "L'IP identifica, con un certo grado di probabilità, un dato PC. Ma chi mi dice chi stava dietro il PC?". Questa domanda, soprattutto, nel penale, è fondamentale. Come noto, la responsabilità è personale.

In secondo luogo, e riallacciandomi all'ultima affermazione, diffido sempre quando una delle parti si propone come parte offesa, giudice, liquidatore del danno ed esecutore della sentenza.

In sostanza, con quella raccomandata, la Peppermint ha individuato i presunti colpevoli, ha stabilito la pena, ed ha chiesto la sua esecuzione entro un termine, del resto non proprio largo. Tutto ciò mi lascia un po’ perplesso. Si tratta di cose che forse dovrebbero essere valutate da una persona terza ed imparziale, con tutte le garanzie per gli utenti.

Tanto è vero che, a quanto mi risulta, raccomandate del tipo di quelle in commento, inviate in altre occasioni ed in altri Paesi, non sempre richiedono il pagamento di una somma, ma si limitano ad una diffida ed alla richiesta di rimozione dei files eventualmente salvati sul proprio PC.

Infine, c’è il discorso della presunta violazione della legge sul diritto di autore ma anche della privacy e dell’utilizzo dei programmi P2P. Si tratta di un "mare magnum" che qui non è possibile affrontare, ma ciò non significa che non rilevi. Anzi, sono questioni centrali.

Mi limito a dire che programmi come E-mule non sono il male di per sé. Come dico sempre con un parallelismo, una pistola può essere usata lecitamente (per difesa) o illecitamente (per offendere). Non è la pistola in se stessa il problema, è l’utilizzo che se ne fa. Il caso di Bit-Torrent è un esempio lampante.


5. Punto focale della vicenda, a nostro giudizio, è l'abuso attuato dalla casa discografica Peppermint Jam ai danni degli utenti: servendosi dei servizi della svizzera Logistep ha tracciato il traffico di files mirati dalle reti P2P e imposto successivamente a Telecom di fornire nomi e indirizzi IP degli utenti legati alla presunta violazione dei diritti d'autore.

Violazione della privacy, effettiva certezza sulla responsabilità dell'utente... non sono motivazioni valide in difesa dei 3636 utenti coinvolti?


Come detto, la domanda non può essere risolta con una battuta, è estremamente complessa. Telecom probabilmente non ha colpa. Ha dovuto fornire i dati in base alla normativa vigente e ad una richiesta del giudice di Roma, a quanto ho letto. Certo dovrebbe essere verificato.

Ciò che mi lascia in effetti più dubbi sono le garanzie che danno i sistemi di tracciamento IP. Se di prova si tratta, deve essere valutato in giudizio, in contraddittorio con le parti.


6. Il Garante della privacy non si è ancora pronunciato. Rumors in rete parlano di tardivo intervento...


Il Garante è sollecitato da una grande quantità di richieste, ed in effetti la risposta potrebbe tardare.

Nel merito ritengo che in effetti il numero IP sia un dato personale protetto dalla legge 196/2003, tanto è vero che sono riusciti a ricavare dei nominativi partendo da tali numeri. Anzi, forse più precisamente, l’IP è un dato personale "identificativo".

Penso che i diritti degli utenti/cittadini vadano sempre salvaguardati, soprattutto se i numeri IP sono tratti da una società privata per conto di una parte interessata.

Certo è che se fosse accertata una violazione del codice della privacy, gli utenti avrebbero diritto al risarcimento del danno, e la situazione si potrebbe ribaltare. Il Codice menzionato prevede varie forme di tutela dell’interessato (giudiziarie e non).


7. 14 giorni. Questo il tempo concesso agli utenti "incriminati" per decidere di pagare o meno. È accertato che l'età media degli utenti che fa uso di programmi di File Sharing non supera i 20-22 anni. Non ha dell'intimidatorio dare un limite di tempo così risicato a giovani che anche volendo non avrebbero la possibilità di pagarsi una causa legale e che comunque, anche nel caso accettassero di pagare, hanno difficoltà a reperire la somma di 330,00€? Fermo restando che l'effettiva responsabile dell'utente non è accertabile...


Paventare la possibilità condizionata di adire le vie legali per la tutela dei propri interessi non può essere di per sé considerata un ricatto, sotto il profilo penale. Ritengo però che effettivamente gli utenti si sentano intimiditi. È un aspetto molto delicato questo, su cui occorre porre molta attenzione. Personalmente, non mi piacerebbe molto che la società X mi mandasse una raccomandata in cui valuta il danno, che forse ho commesso, e poi mi dica "paghi o ti denuncio". Sicuramente la raccomandata non ha questo tenore, ma forse il senso è questo.

Per quanto concerne i "14 giorni" effettivamente mi sembrano pochi.


8. Gli utenti coinvolti si ritrovano quindi soli a fronteggiare la situazione, nonostante l'alto supporto di gran parte delle Community. Come avvocato, che consiglierebbe loro di fare?


Una risposta sicura la potrei dare solo avendo cognizione esatta della documentazione.

Partendo da quanto ho letto, ritengo che se gli utenti decidono di respingere le accuse della Peppermint, dovrebbero unirsi tra loro facendo un fronte comune, o quanto meno più fronti.

Personalmente ritengo che la strada migliore sia tentare preventivamente di raggiungere un accordo con l’aiuto di uno più professionisti che rappresentino i vari fronti (del resto le azioni di gruppo riducono di molto le spese di assistenza). Andare in giudizio, secondo la mia visione personale, dovrebbe essere sempre l’ultima opzione. Mancato l’accordo, a quel punto potrebbero decidere di tentare la via giudiziale.

Per quanto concerne i professionisti, le associazioni dei consumatori hanno tutta la mia stima. Certo è che si tratta di una materia specifica. Orientarsi tra concetti come "P2P", numeri IP, file sharing, ecc. non è sempre facile per un giurista tradizionale. Per cui rimane comunque la possibilità di rivolgersi ad un avvocato del settore. Del resto la mia scelta di specializzarmi in questo ambito, nasce proprio per venire incontro a tali esigenze, oltre che da una passione per l’informatica che coltivo da moltissimi anni. Ma non sono qui per farmi pubblicità, questa è un'altra storia.


a cura di Alessandra Christille per pc-facile.com
 
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