Però secondo me è una sorta di potentissimo "basic del xxi secolo" (e penso di dirlo con competenza, ovviamente non mi riferisco al BASIC in quanto tale, ma a ciò che ha rappresentato quel linguaggio nella diffusione dell'informatica di massa.. un vero simbolo!)
Non conosco le motivazioni di van Rossum, ma Python è oggettivamente il Basic moderno. In particolare se si considera che i due tratti distintivi che hanno reso Basic famoso ed adatto ai neofiti sono: (1) tipizzazione dinamica e (2) flessibilità nel paradigma ( nel caso del Basic obbligata visto che originariamente era un linguaggio strettamente procedurale ed imperativo ).
Per un neofita le cose peggiori sono doversi scontrare con le subdolità della macchina ( C ti costringe a farci i conti ) e con la complessità dei paradigmi OOP ( ma anche altri ).
Chi sta imparando ha un approccio agile alla programmazione e vuole poter trasformare le idee in codice rapidamente. In questo senso non dover avere a che fare con classi, metodi e compagnia, è una manna. Qualsiasi tipo di paradigma che impone un'organizzazione massiccia del codice, ti costringe a dover ragionare prima su come organizzare il codice e poi sul codice stesso. Ovviamente è un carico cognitivo sulla mente del programmatore. E per chi sta apprendendo è una rottura di scatole che fa crollare l'entusiasmo.
Per cui un linguaggio diretto e possibilmente espressivo è la migliore prima esperienza. Poi dopo ha senso cimentarsi con linguaggio via via più rigidi. Il top sono i linguaggi pesantemente formali come Pascal, Haskell, la famiglia ML.