E proprio la voglia di informarsi, di capire, che manca totalmente.
In questo momento se sei "ignorante" è perché hai scelto di esserlo, sia ben chiaro scelta del tutto legittima, ma come tutte le scelte ha delle conseguenze, che poi non si è disposti ad accettare.
Concordo, tuttavia non sottovaluterei il fatto che la voglia spesso (non sempre) nasce dal bisogno, che a sua volta nasce dalla consapevolezza (suddetta
awareness, appunto). Se so che usare un
account comporta dei rischi per i miei dati, allora è probabile che senta il bisogno di tutelarmi adeguatamente e quindi mi viene voglia di cercare modi per proteggere il mio
account. Come farlo? Se non so che usare la stessa password su tutti i siti o una password debole è rischioso, adotterò tali scelte e non sentirò il bisogno né la voglia di fare nulla di più. Molte persone ti diranno, in onestà, che usare la stessa password per molti siti è un modo "furbo" per ricordarsela senza segnarla, "così nessuno me la ruba"; oppure che una password debole non è tale perché loro la usano da anni e non hanno mai avuto problemi. C'è gente che ragiona così e da cui non ci si può aspettare voglia di informarsi, perché le informazioni (sbagliate) che già hanno gli risultano valide e sufficienti.
Poi, certo, ci sono quelli che sanno ma, per pigrizia o superficialità, fanno finta di non sapere; oppure quelli che registrano un
account su un forum, accedono, postano un messaggio, si riconnettono decine di volte per vedere se hanno ricevuto una risposta mentre, in un decimo di tutto questo tempo impiegato, avrebbero trovato l'informazione che cercano, in italiano e da fonti ufficiali, fra i primi risultati di Google. Il mondo umano è da sempre vario, ma, a differenza del recente passato, adesso (quasi) tutti sono utenti informatici, anche chi non è "pronto" ad esserlo e magari pensa che il
browser sia il posto migliore dove salvare le password.
Inoltre va considerato che anche le informazioni migliori cambiano: utilizzare password adeguatamente complesse e lunghe rende sufficiente cambiarle una volta l'anno o anche oltre (v. NIST) e non "molto spesso" come solitamente si dice; poiché una password adeguatamente complessa e, soprattutto, lunga (e ben archiviata con "sale e pepe") richiede secoli per essere decifrata (quindi tutti i siti che consentono password di massimo 12 o 16 caratteri, dovrebbero raddoppiarne la lunghezza, nella certezza che non sarà qualche GB in più del
database delle password a farli fallire, mentre per la sicurezza degli utenti sarebbe un bel passo avanti).