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Toby
Ospite
Ansa
2007-07-21 20:49
SFONDA VETRATA PER SEGUIRE RAGAZZE
RIMINI - Per tentare di seguire delle ragazze che aveva importunato si è scagliato una, due volte, contro una vetrata, l'ha sfondata e il cristallo gli ha quasi amputato una mano. E' morto meno di tre ore dopo in ospedale a causa dell' emorragia. Un'altra voce nell'elenco delle morti assurde che la cronaca propone, con i giovani spesso protagonisti. Ivan Luvetti, 31 anni, operaio di Baranzate (Milano) ha smesso di vivere perché ha bevuto troppo, ha importunato, anche pesantemente, un piccolo gruppo di ragazze e poi ha provato a seguirle quando loro si sono rifugiate in albergo, e si è ferito a morte infrangendo una vetrata. Teatro di quella che è cominciata come una brutta storia e che è finita con una tragedia Rivazzurra, una frazione di una Rimini sempre movimentata d'estate.
L'orario, le 5 del mattino, é quello giusto per lo sballo. Luvetti si avvicina a quattro ragazze, due svizzere e due olandesi che chiacchierano con un amico davanti a un residence. E' visibilmente ubriaco e a torso nudo. Cerca di attaccare discorso e poi trascende: si abbassa i pantaloni e accenna a togliersi anche il resto. Le ragazze, racconteranno poi alcuni testimoni svegliati dal trambusto, gli ripetono più volte "lasciaci stare", poi si rifugiano nel residence con l'amico e riescono a chiudere la porta di vetro. Lui, totalmente confuso dall'alcol, cerca di aprirla con un pugno, poi prende la rincorsa e ci si getta contro. La vetrata si infrange, gli precipita addosso e quasi gli amputa la mano destra. Soprattutto gli recide l'arteria omerale all'altezza del polso. Uno dei vasi più delicati, spiegheranno poi i medici. La sua rottura ha esiti letali nella maggior parte dei casi se non si provvede a suturarla chirurgicamente in una manciata di minuti. A dargli i primi soccorsi sono proprio le turiste: una cerca anche di fermare l'emorragia legandogli l'arto con la propria cintura, un'altra chiama il 118. I soccorsi arrivano, poco prima del 113, e Luvetti viene portato nell'ospedale Infermi. Ma la lesione è stata troppo grave. Muore un paio d'ore più tardi. Non ha documenti e anche il riconoscimento aggiunge particolari tristi. Lo fanno due amici con cui da un paio di giorni era arrivato in Riviera.
I ragazzi, hanno raccontato tra i singhiozzi alla polizia, lo avevano lasciato alle 4.30 dopo aver passato la serata a bere e ballare in diversi locali della zona. Nonostante l'ora Ivan non ne voleva sapere di rientrare: per questo, prima di andare a letto gli amici hanno avvertito il portiere di notte che Luvetti avrebbe fatto più tardi. E proprio il portiere, a mattinata inoltrata, ha informato i ragazzi che nella zona c'era stata una tragedia e che il loro amico non aveva fatto rientro. Preoccupati, si sono quindi diretti verso il residence e lungo la strada si sono imbattuti in una volante del 113. Gli agenti, raccolta quella che poteva essere una denuncia di scomparsa, intuendo un possibile collegamento, li hanno accompagnati in questura e poi all'obitorio dell'Infermi dove i loro timori hanno trovato conferme. Poi la polizia ha dovuto raccontare di quella morte assurda ai genitori con cui Ivan abitava a Baranzate. Le ragazze svizzere e olandesi hanno detto di voler tornare subito a casa.
2007-07-21 20:49
SFONDA VETRATA PER SEGUIRE RAGAZZE
RIMINI - Per tentare di seguire delle ragazze che aveva importunato si è scagliato una, due volte, contro una vetrata, l'ha sfondata e il cristallo gli ha quasi amputato una mano. E' morto meno di tre ore dopo in ospedale a causa dell' emorragia. Un'altra voce nell'elenco delle morti assurde che la cronaca propone, con i giovani spesso protagonisti. Ivan Luvetti, 31 anni, operaio di Baranzate (Milano) ha smesso di vivere perché ha bevuto troppo, ha importunato, anche pesantemente, un piccolo gruppo di ragazze e poi ha provato a seguirle quando loro si sono rifugiate in albergo, e si è ferito a morte infrangendo una vetrata. Teatro di quella che è cominciata come una brutta storia e che è finita con una tragedia Rivazzurra, una frazione di una Rimini sempre movimentata d'estate.
L'orario, le 5 del mattino, é quello giusto per lo sballo. Luvetti si avvicina a quattro ragazze, due svizzere e due olandesi che chiacchierano con un amico davanti a un residence. E' visibilmente ubriaco e a torso nudo. Cerca di attaccare discorso e poi trascende: si abbassa i pantaloni e accenna a togliersi anche il resto. Le ragazze, racconteranno poi alcuni testimoni svegliati dal trambusto, gli ripetono più volte "lasciaci stare", poi si rifugiano nel residence con l'amico e riescono a chiudere la porta di vetro. Lui, totalmente confuso dall'alcol, cerca di aprirla con un pugno, poi prende la rincorsa e ci si getta contro. La vetrata si infrange, gli precipita addosso e quasi gli amputa la mano destra. Soprattutto gli recide l'arteria omerale all'altezza del polso. Uno dei vasi più delicati, spiegheranno poi i medici. La sua rottura ha esiti letali nella maggior parte dei casi se non si provvede a suturarla chirurgicamente in una manciata di minuti. A dargli i primi soccorsi sono proprio le turiste: una cerca anche di fermare l'emorragia legandogli l'arto con la propria cintura, un'altra chiama il 118. I soccorsi arrivano, poco prima del 113, e Luvetti viene portato nell'ospedale Infermi. Ma la lesione è stata troppo grave. Muore un paio d'ore più tardi. Non ha documenti e anche il riconoscimento aggiunge particolari tristi. Lo fanno due amici con cui da un paio di giorni era arrivato in Riviera.
I ragazzi, hanno raccontato tra i singhiozzi alla polizia, lo avevano lasciato alle 4.30 dopo aver passato la serata a bere e ballare in diversi locali della zona. Nonostante l'ora Ivan non ne voleva sapere di rientrare: per questo, prima di andare a letto gli amici hanno avvertito il portiere di notte che Luvetti avrebbe fatto più tardi. E proprio il portiere, a mattinata inoltrata, ha informato i ragazzi che nella zona c'era stata una tragedia e che il loro amico non aveva fatto rientro. Preoccupati, si sono quindi diretti verso il residence e lungo la strada si sono imbattuti in una volante del 113. Gli agenti, raccolta quella che poteva essere una denuncia di scomparsa, intuendo un possibile collegamento, li hanno accompagnati in questura e poi all'obitorio dell'Infermi dove i loro timori hanno trovato conferme. Poi la polizia ha dovuto raccontare di quella morte assurda ai genitori con cui Ivan abitava a Baranzate. Le ragazze svizzere e olandesi hanno detto di voler tornare subito a casa.