Lingue indoeuropee e giapponese

Pubblicità
... Io ho scritto se ci possa essere una origine comune tra il giapponese e le lingue indo-europee, ...
No, non c’è. Il giapponese è una lingua complessa, che nel corso del tempo è evoluta parecchio.

Essendo una nazione stata isolata per motivi socio-politici per molto tempo, recentemente si è trovata costretta a importare molti termini per cui non aveva nessuno tra i loro. Per esempio “porta” e “letto”, per cui hanno semplicemente adattato le parole inglesi. I numeri poi sono estremamente complessi perché hanno molte espressioni per indicare i numeri, che variano perfino con la “forma” degli oggetti a cui sono associati. Al punto che ormai esistono forme “informali” in uso ogni giorno. La parola “sebum” è una di quelle, la cui storia è interessante. Dopo la guerra, in Giappone aprirono molti negozi e catene americane, una di quelle, che esiste tutt’ora, si chiama “seven-eleven” (chiamata così perché erano negozi aperti dalle sette del mattino alle undici di sera, adesso sono aperti 24 ore al giorno), ai giapponesi il suono della parola piacque e la contrazione “sebum” divenne colloquialmente sinonimo di “sette”.

È molto interessante guardare film giapponesi in originale, io li guardo con sottotitoli in inglese (che è ormai la mia lingua) ed è incredibile quanti termini recenti, specie di natura tecnica, siano semplicemente lasciai in inglese. Noi italiani cerchiamo di tradurre tutto (anche se molte volte non ci riusciamo), per i giapponesi non è un problema.
 
No, non c’è. Il giapponese è una lingua complessa, che nel corso del tempo è evoluta parecchio.

Essendo una nazione stata isolata per motivi socio-politici per molto tempo, recentemente si è trovata costretta a importare molti termini per cui non aveva nessuno tra i loro. Per esempio “porta” e “letto”, per cui hanno semplicemente adattato le parole inglesi. I numeri poi sono estremamente complessi perché hanno molte espressioni per indicare i numeri, che variano perfino con la “forma” degli oggetti a cui sono associati. Al punto che ormai esistono forme “informali” in uso ogni giorno. La parola “sebum” è una di quelle, la cui storia è interessante. Dopo la guerra, in Giappone aprirono molti negozi e catene americane, una di quelle, che esiste tutt’ora, si chiama “seven-eleven” (chiamata così perché erano negozi aperti dalle sette del mattino alle undici di sera, adesso sono aperti 24 ore al giorno), ai giapponesi il suono della parola piacque e la contrazione “sebum” divenne colloquialmente sinonimo di “sette”.

È molto interessante guardare film giapponesi in originale, io li guardo con sottotitoli in inglese (che è ormai la mia lingua) ed è incredibile quanti termini recenti, specie di natura tecnica, siano semplicemente lasciai in inglese. Noi italiani cerchiamo di tradurre tutto (anche se molte volte non ci riusciamo), per i giapponesi non è un problema.
Purtroppo, nonostante abbia iniziato io questa discussione, non posso contribuire più di tanto. Speriamo presto.
 
Perchè chiudere, ho detto che per il momento non posso contribuire più di tanto per cause a me non imputabili.
Comunque qualcosa relativo alla discussione la scriverò presto.
--- i due messaggi sono stati uniti ---
Il linguaggio.

Il primo passo è stabilire quando i vari generi homo avrebbero iniziato a parlare. Ovviamente nessuno lo sa di preciso.
Secondo la teoria di Bickerton i pre-linguaggi sarebbero comparsi circa due milioni di anni fa, ai tempi dell'homo abilis, circa un milione di anni fa comparvero i proto-linguaggi dell'homo erectus e circa centomila anni fa comparvero i linguaggi complessi moderni dell'homo sapiens.
L'antropologo Tattersall, basandosi su dati scientifici più recenti, sostiene che il linguaggio sia comparso prima di centomila anni fa.

Un fattore molto importante nello sviluppo di un linguaggio vocale come lo intendiamo noi è stato l'abbassamento della laringe, una caratteristica che si ritrova nell'homo erectus ma non negli ominidi precedenti.


Le migrazioni dell'uomo preistorico.

Il secondo passo è dare un'occhiata a come l'uomo ha colonizzato il pianeta.
Si stima che l'homo erectus lasciò l'Africa circa 1,7 milioni di anni fa per colonizzare il Nordafrica e l'Asia. Secondo altri fu l'homo ergaster a lasciare l'Africa, mentre l'homo erectus, da questi derivante (non c'è tuttavia unanimità), fu un ominide sviluppatosi nell'Asia che migrò successivamente in Africa.
A seconda del metodo usato per stimare quando l'homo erectus era già presente in Africa, si parla di 200.000 mila anni fa (metodo paleoantropologico) o di 100.000 mila anni fa (metodo archeologico). Altri metodi possono portare a stime diverse.

Dall'analisi del DNA mitocondriale si teorizza che il macro-aplogruppo N è l'aplogruppo ancestrale di quasi tutti gli aplogruppi europei e di molti aplogruppi asiatici e dell'oceania. Il macro-aplogruppo M è l'aplogruppo ancestrale della maggior parte degli aplogruppi dell'India, Bangladesh, Siberia, America, Asia (dell'Est, Sud, Centro e Sud-est) e Melanesia. Entrambi gli aplogruppi avrebbero avuto origine nell'Eurasia del sud circa 80.000/60.000 mila anni fa e poi siano introgressi in Africa.
 
Ultima modifica:
Vabbè ma come il linguaggio si sia sviluppato nell’uomo non ha nulla a che fare con il post originale, ossia se il linguaggio giapponese abbia qualcosa in comune con le lingue occidentali. Non è assolutamente chiaro dove tu voglia andare a parare,
 
Vabbè ma come il linguaggio si sia sviluppato nell’uomo non ha nulla a che fare con il post originale, ossia se il linguaggio giapponese abbia qualcosa in comune con le lingue occidentali. Non è assolutamente chiaro dove tu voglia andare a parare,
Mica ho scritto che ho terminato.
 
Ciao, premetto che ho vissuto in giappone per un anno e di conseguenza ho studiato la lingua per parecchio tempo, e continuo a farlo tutt'ora, vorrei chiarirti alcune cose, non è assolutamente una critica, anzi, sono molto interessato alla questione. La lingua giapponese è costituita da 3 alfabeti, 2 fonetici, hiragana e katakana, e i kanji. I primi due alfabeti, essendo appunto fonetici sono costituiti da sillabe e vocali, prive di significato, servono per la comprensione della lettura dei kanji, le lettere di origine cinese che hanno ognuno un significato. Prima di approfondire i kanji però voglio spiegarti un po' come funzionano questi 2 alfabeti. Il katakana viene usato esclusivamente per scrivere parole di origine straniera. Questo è molto importante soprattutto quando stai leggendo un qualsiasi tipo di documento perchè la peculiarità del katakana è che le parole vengono scritte così come vengono pronunciate in giapponese, portando spesso ad incomprensioni soprattutto quando lette da persone straniere. Ti faccio un esempio, in giapponese non esiste la lettera L, questa viene sostituita sempre dalla R. Vuoi sapere come viene pronunciato tomb raider in giapponese? TombU RaidA. Questo perchè il loro alfabeto è costituito da sillabe e non da lettere singole come nell'alfabeto latino.
Quasi tutti i termini di origine straniera quindi non sono mai stati tradotti in giapponese, proprio perchè è stato un paese molto isolato fino a quando gli occidentali non ne hanno forzato i confini. C'è da dire che anche i kanji hanno una chiara origine cinese, molti segni infatti hanno lo stesso significato in entrambe le lingue, ma col passare del tempo i due idiomi si sono diversificati sempre di più. Il cinese è una lingua ad intonazione, mentre il giapponese no, la possiamo definire contestuale, perchè molti kanji vengono pronunciati allo stesso modo, ma a seconda del kanji utilizzato varia il significato. Ad esempio la parola kami può significare un'infinità di cose diverse, carta, capelli, dio.. Ovviamente nessuno si confonde perchè la parola viene inserita in un contesto e i kanji di queste parole sono diversi l'uno dall'altro anche se si pronunciano allo stesso modo. Spero di aver chiarito alcune cose e se vuoi approfondire la questione sono assolutamente disposto a contribuire
 
Pubblicità
Pubblicità
Indietro
Top