DOMANDA In quale ambito lavorare?

Alidara

Bannato a Vita
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Ma la maggior parte da per scontato che avere una laurea in informatica equivale a saper programmare o fare altro (in base al campo specialsitico su cui ti formi), quando poi ti ritrovi degli incompetenti su un progetto e devi fare tutto il lavoro tu.
So che probabilmente dirò una cosa non condivisa da molti ma questo significa che le università italiane ti formano male. Negli anni è andato di male in peggio: so di studenti molto bravi che si lamentavano spesso perché di anno in anno venivano tolte ore di laboratorio quando proprio in un ambito come questo dove la pratica è fondamentale per capire bene ogni aspetto di ciò che si è studiato bisognerebbe semmai aumentare le ore di laboratorio anziché diminuirle! Parlo delle facoltà di informatica ma penso che la cosa valga anche più in generale.

Purtroppo la realtà oggi è questa: il titolo universitario ha più che altro valenza legale, ma vale poco o nulla all'atto pratico: tu esci da lì con conoscenze (e non competenze) orizzontali su un pò tutti gli argomenti ma in realtà non sai fare niente, perché durante il percorso di studi ti sei sporcato poco le mani. Giusto il necessario per superare l'esame e andare alla tesi di laurea il più in fretta possibile.

Il problema secondo me è che sin dalle scuole superiori si da fin troppe conoscenze orizzontali agli studenti e purtroppo il trend prosegue anche con l'università. Dimenticandosi che comunque gli anni che passano hanno un peso e hanno valore: uno arriva anche a farsi 18 anni di studi (sempre se si laurea in tempo) per poi approcciarsi al mondo del lavoro come un completo principiante.
Ci credo che a molti basti studiare il minimo indispensabile per arrivare al pezzo di carta: vale come biglietto d'ingresso ma tu con quella non sei specialista in niente.

Bisognerebbe verticalizzare un pò le conoscenze fornite, tutto qua, a cominciare proprio dalle superiori.
 

Andretti60

Utente Èlite
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La laurea e' importante, ma il fatto di averla non significa necessariamente essere bravi e ferrati in materia, significa che si e' bravi nel passare gli esami. Perfino una laurea a voti pieni e con lode significa ben poco.

... uno arriva anche a farsi 18 anni di studi (sempre se si laurea in tempo) per poi approcciarsi al mondo del lavoro come un completo principiante ...
ma questo e' sempre vero, in tutti i campi, informatica non fa eccezione.
La scuola deve fornire le basi, e lo studente deve imparare come usarle per approfondire le materie. Purtroppo come dici tu lo studente "normale" e' abituato da sempre (nella scuola obbligo e in quella superiore) di limitarsi a studiare pochi paragrafi dei libri di testo, facendo poi fatica a fare esercizi dove occorre usare la logica e applicare quello che si e' imparato. Il motivo per cui molti fanno fatica a passare matematica. Ripeto, parlo di studenti "normali" (tra virgolette) ossia quelli di livello medio (che sono la maggioranza). Escludo quindi gli svogliati che non studiano proprio e pretendono il sei politico (o come si dice adesso) e i "secchioni" (come il sottoscritto) che nel primo mese di scuola hanno gia' finito tutti i libri di testo e vanno dai professori a chiedere di più.
 
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Alidara

Bannato a Vita
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La laurea e' importante, ma il fatto di averla non significa necessariamente essere bravi e ferrati in materia, significa che si e' bravi nel passare gli esami. Perfino una laurea a voti pieni e con lode significa ben poco.


ma questo e' sempre vero, in tutti i campi, informatica non fa eccezione.
La scuola deve fornire le basi, e lo studente deve imparare come usarle per approfondire le materie. Purtroppo come dici tu lo studente "normale" e' abituato da sempre (nella scuola obbligo e in quella superiore) di limitarsi a studiare pochi paragrafi dei libri di testo, facendo poi fatica a fare esercizi dove occorre usare la logica e applicare quello che si e' imparato. Il motivo per cui molti fanno fatica a passare matematica. Ripeto, parlo di studenti "normali" (tra virgolette) ossia quelli di livello medio (che sono la maggioranza). Escludo quindi gli svogliati che non studiano proprio e pretendono il sei politico (o come si dice adesso) e i "secchioni" (come il sottoscritto) che nel primo mese di scuola hanno gia' finito tutti i libri di testo e vanno dai professori a chiedere di più.
Eh il punto è che gli stundenti normali sono la schiacciante maggioranza e saranno loro che ti andranno poi a saturare il mercato, quindi il livello medio di prestazioni del settore sarà ben lontano dall'eccellenza. I "geni" ovvero gli studiosi (secchioni come li chiami tu) fuggono all'estero....anche tu l'hai fatto! .asd

Comunque ho una domanda per te che vivi negli Usa, com'è lì? Non avrai fatto gli studi là ma vivendoci a lungo immagino già conosca la realtà universitaria. Io l'unica cosa che so (ammesso che sia ancora giusta perchè il mio "so" è per sentito dire, nei tg ecc) è che nelle università americane gli esami siano a quiz e si possono fare anche da casa (con estrema fiducia dell'istituzione vs gli studenti, evidentemente hanno un diverso tipo di cultura del dovere che qua possiamo solo sognarci, qua si cerca di fare i furbetti ogni volta che si può) :asd
Il risultato è che dalle università americane (ma anche inglesi) gli studenti escono molto più qualificati, correggimi se sbaglio.
 

icox

Utente Attivo
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So che probabilmente dirò una cosa non condivisa da molti ma questo significa che le università italiane ti formano male. Negli anni è andato di male in peggio: so di studenti molto bravi che si lamentavano spesso perché di anno in anno venivano tolte ore di laboratorio quando proprio in un ambito come questo dove la pratica è fondamentale per capire bene ogni aspetto di ciò che si è studiato bisognerebbe semmai aumentare le ore di laboratorio anziché diminuirle! Parlo delle facoltà di informatica ma penso che la cosa valga anche più in generale.

Purtroppo la realtà oggi è questa: il titolo universitario ha più che altro valenza legale, ma vale poco o nulla all'atto pratico: tu esci da lì con conoscenze (e non competenze) orizzontali su un pò tutti gli argomenti ma in realtà non sai fare niente, perché durante il percorso di studi ti sei sporcato poco le mani. Giusto il necessario per superare l'esame e andare alla tesi di laurea il più in fretta possibile.

Il problema secondo me è che sin dalle scuole superiori si da fin troppe conoscenze orizzontali agli studenti e purtroppo il trend prosegue anche con l'università. Dimenticandosi che comunque gli anni che passano hanno un peso e hanno valore: uno arriva anche a farsi 18 anni di studi (sempre se si laurea in tempo) per poi approcciarsi al mondo del lavoro come un completo principiante.
Ci credo che a molti basti studiare il minimo indispensabile per arrivare al pezzo di carta: vale come biglietto d'ingresso ma tu con quella non sei specialista in niente.

Bisognerebbe verticalizzare un pò le conoscenze fornite, tutto qua, a cominciare proprio dalle superiori.
Non sono d'accordo, quelle che tu chiami "conoscenze orizzontali" sono fondamentali per darti una visione d'insieme piu' ampia possibile. Se vuoi specializzarti in un campo specifico esistono corsi appositi molto verticali ma non puoi pensare di affrontarli con profitto senza avere una preparazione di base ed un metodo di studio/apprendimento valido.

Per come la vedo io il titolo universitario attesta che hai seguito un determinato percorso e che sei a conoscenza di determinati concetti. Per rimanere nell'ambito del thread, quando finisci il tuo corso di studi in informatica non importa se non ti ricordi esattamente come si calcola un integrale, come funziona nel dettaglio una certa architettura o come si implementa un determinato algoritmo: l'importante e' che tu sappia a grandi linee come funziona e sopratutto che tu abbia gli strumenti adeguati per approfondire nel caso ti serva.

IMHO e' impensabile che la scuola (includendo l'universita' fino ad un certo livello) ti dia competenze sufficientemente avanzate per essere pronto a lavorare in qualsiasi settore, semplicemente ci sono cosi tanti ambiti diversi che una persona non puo' essere preparata in tutto.
Questo settore (come altri probabilmente) avanza cosi velocemente che quello che ieri era la norma domani e' obsoleto, bisogna essere disposti ad aggiornarsi di continuo. Puo' spaventare all'inizio ma col tempo ci si rende conto che alla fine (salvo rivoluzioni) tutte le nuove tecnologie ed i nuovi approcci poggiano su quello che e' venuto prima e, se si possiede un'adeguata formazione e si hanno gli strumenti, si possono comprendere ed utilizzare con relativa facilita'.
 

Andretti60

Utente Èlite
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Eh il punto è che gli studenti normali sono la schiacciante maggioranza e saranno loro che ti andranno poi a saturare il mercato, quindi il livello medio di prestazioni del settore sarà ben lontano dall'eccellenza. I "geni" ovvero gli studiosi (secchioni come li chiami tu) fuggono all'estero....anche tu l'hai fatto! .asd

Comunque ho una domanda per te che vivi negli Usa, com'è lì? Non avrai fatto gli studi là ma vivendoci a lungo immagino già conosca la realtà universitaria. Io l'unica cosa che so (ammesso che sia ancora giusta perchè il mio "so" è per sentito dire, nei tg ecc) è che nelle università americane gli esami siano a quiz e si possono fare anche da casa (con estrema fiducia dell'istituzione vs gli studenti, evidentemente hanno un diverso tipo di cultura del dovere che qua possiamo solo sognarci, qua si cerca di fare i furbetti ogni volta che si può) :asd
Il risultato è che dalle università americane (ma anche inglesi) gli studenti escono molto più qualificati, correggimi se sbaglio.
Ma no, non bisogna essere dei “geni”, solo studenti volonterosi e che si abbia la passione per quello che si studia. I geni sono ben pochi, sono mosche bianche, sono quelli che finiscono con il prendere il Nobel. Non bisogna essere dei geni per imparare cosa sia una struttura ad albero; purtroppo lo studente medio pensa a passare un esame e essere promosso, e viene incoraggiato dal sistema scolastico italiano.

Non è vero che gli studenti americani siano più preparati, ma i sistemi educativi sono così diversi che fare il confronto è impossibile. La grossa differenza la fanno i professori, e qui cade l’asino perché purtroppo in Italia non esiste la meritocrazia, si diventa professori solo se si è raccomandati (con dovute eccezioni, che sono ben rare).
 

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