U
Utente 16812
Ospite
Cari amici,
vi annuncio che da oggi in poi dedicherò una parte del mio tempo libero,poco in verità,a spiegarvi le nozioni elementari di quello che considero il più
bel gioco di carte del mondo,il Bridge !
Per introdurre fin da subito l'argomento partiremo dalle origini che,anche se si tratta di nozioni non indispensabili sotto il profilo tecnico,è utile
conoscere sia per curiosità sia per avere un quadro di insieme che può far meglio comprendere i motivi che sono alla base della diffusione mondiale che il
Bridge ha raggiunto in tempi relativamente brevi.
Il Bridge che si gioca attualmente si chiama Bridge contratto (Contract-Bridge) e deriva da un gioco di carte molto in voga in Inghilterra nei secoli XVIII
e XIX,il Whist,che tecnicamente era quasi identico al Bridge moderno ma con qualche differenza.
Inizialmente il Whist era giocato da tre persone ma,nel 1873,nacque una variante,il Whist-Bridge,praticata da quattro giocatori,che incontrò subito un
favore inaspettato.
In seguito venne importato in Francia e poi in America,suscitando un interesse crescente anche perché furono definite le regole generali per lo svolgimento di incontri a livello agonistico (incontri a squadre).
Nel 1904 vennero codificate,in particolare da Roe,alcune nuove regole che prevedevano la determinazione dell'Atout (cioè della briscola) in base ad un'asta (auction) e tali norme,che diedero vita al nuovo Auction-Bridge,soppiantarono il Whist-Bridge,anche nelle preferenze del pubblico.
L'attuale Bridge contratto è nato nel 1925 ad opera di Vanderbilt,in base ad accordi tra il Club Portland londinese,il Club Whist e la Commissione Francese
del Bridge.
In realtà si trattava di differenze,rispetto all'Auction-Bridge,che gli inglesi avevano già adottato riprendendo alcune regole del Bridge-plafond francese,
il cui scopo era quello di accrescere i rischi di una coppia in modo da consentire maggiore interesse anche da parte dell'altra coppia meno favorita dalla
sorte perché in possesso di carte peggiori.
Nel moderno Bridge la dichiarazione "preventiva" del numero di prese che si presume di fare è condizione indispensabile per la validità di ciascuna presa di
una smazzata ed è anche l'essenza stessa del Bridge in contrapposizione all'asta (tecnicamente si chiama "licitazione") approssimativa del vecchio sistema Auction-Bridge.
Nel 1929 Culbertson,ritenuto all'epoca come l'indiscusso migliore giocatore del mondo di Bridge,fondò "The Bridge World",la prima rivista di Bridge che
contribuì alla diffusione,in tutto il mondo,del suo nuovo sistema dichiarativo e,più in generale,del gioco stesso.
Se,oggi,il Bridge ha un'ampia gamma di espressioni tecniche per identificare alcuni aspetti particolari del gioco lo si deve a Culbertson.
I termini tecnici,quindi,sono nati in inglese e in seguito sono stati tradotti con gli equivalenti in altre lingue ma alcuni sono rimasti inalterati e
accettati nella loro dizione originaria.
In particolare,la traduzione letterale della parola bridge in italiano,cioè ponte,non tiene conto del fatto che tale nome non deriva dall'equivalente voce
della lingua inglese ma si tratta di un adattamento "fonico" alla lingua inglese del termine "bric" (in russo biritch,con la c dolce) che nelle lingue slave
significa "tagliare" e che veniva usato per designare il gioco derivato dal Whist (in italiano "briscola",con la stessa radice).
Faccio qualche esempio di termini,inglesi e francesi,che sono entrati a far parte del linguaggio bridgistico italiano: manche = partita; Atout = briscola
(in inglese "trump"); impasse = sorpasso (in inglese "finesse"); contre/surcontre = contro/surcontro (in inglese double/redouble); chicane = vuoto;
renonce = rifiuto; levée = presa; singleton = carta singola; doubleton = due carte di un seme; rubber = incontro completo; slam = stramazzo/cappotto;
book = insieme delle prese relative ad una coppia; fit = accordo dei valori di una mano con quelli delle carte del compagno; partner = compagno; score =
punteggio.
Il Bridge ha molti punti di contatto con lo sport non solo perché presuppone le stesse qualità agonistiche ma anche perché richiede la stessa lealtà.
Il linguaggio del Bridge è un linguaggio di lealtà ma non lo dico solo per una questione di elementare etica: il Bridge è l'unico gioco di carte che
consente lo svolgimento di gare internazionali che sono occasione di incontri tra persone di paesi diversi ed è proprio questa "internazionalità" a
richiedere la più assoluta lealtà al servizio dell'agonismo perché soltanto in questo modo esso potrà dare il suo contributo ad una maggiore comprensione
tra gli uomini di tutto il mondo.
Tra le personalità importanti che giocano o hanno giocato a Bridge incontriamo nomi come gli attori Omar Sharif e John Wayne,Gandhi,il giudice Gherardo
Colombo e,guarda caso,Bill Gates,tanto per citarne alcuni.
Per concludere,tengo a precisare una cosa: il Bridge è un gioco difficile,molto più difficile degli scacchi,che richiede un impegno intellettuale costante
e non indifferente,per cui tale mini-corso sarà "volutamente" mantenuto entro limiti,per così dire,"dilettantistici".
Lo scopo che mi prefiggo,infatti,non è quello di formare campioni che prenderanno parte a tornei agonistici ma,al contrario,quello di permettere di sedervi
intorno ad un tavolo,verde o no non interessa,e trascorrere una serata tranquilla,insieme ad amici o familiari,giocando un Bridge "discreto" all'insegna
del divertimento.
Il tempo deciderà quale potrà essere il percorso migliore per voi.
Grazie a tutti e buone smazzate ! :sisi:
P.S. Mi raccomando,non mettete il posacenere sul tavolo da gioco perché nelle sale dei tornei e dei circoli bridgistici è vietato fumare. :asd:
vi annuncio che da oggi in poi dedicherò una parte del mio tempo libero,poco in verità,a spiegarvi le nozioni elementari di quello che considero il più
bel gioco di carte del mondo,il Bridge !
Per introdurre fin da subito l'argomento partiremo dalle origini che,anche se si tratta di nozioni non indispensabili sotto il profilo tecnico,è utile
conoscere sia per curiosità sia per avere un quadro di insieme che può far meglio comprendere i motivi che sono alla base della diffusione mondiale che il
Bridge ha raggiunto in tempi relativamente brevi.
Il Bridge che si gioca attualmente si chiama Bridge contratto (Contract-Bridge) e deriva da un gioco di carte molto in voga in Inghilterra nei secoli XVIII
e XIX,il Whist,che tecnicamente era quasi identico al Bridge moderno ma con qualche differenza.
Inizialmente il Whist era giocato da tre persone ma,nel 1873,nacque una variante,il Whist-Bridge,praticata da quattro giocatori,che incontrò subito un
favore inaspettato.
In seguito venne importato in Francia e poi in America,suscitando un interesse crescente anche perché furono definite le regole generali per lo svolgimento di incontri a livello agonistico (incontri a squadre).
Nel 1904 vennero codificate,in particolare da Roe,alcune nuove regole che prevedevano la determinazione dell'Atout (cioè della briscola) in base ad un'asta (auction) e tali norme,che diedero vita al nuovo Auction-Bridge,soppiantarono il Whist-Bridge,anche nelle preferenze del pubblico.
L'attuale Bridge contratto è nato nel 1925 ad opera di Vanderbilt,in base ad accordi tra il Club Portland londinese,il Club Whist e la Commissione Francese
del Bridge.
In realtà si trattava di differenze,rispetto all'Auction-Bridge,che gli inglesi avevano già adottato riprendendo alcune regole del Bridge-plafond francese,
il cui scopo era quello di accrescere i rischi di una coppia in modo da consentire maggiore interesse anche da parte dell'altra coppia meno favorita dalla
sorte perché in possesso di carte peggiori.
Nel moderno Bridge la dichiarazione "preventiva" del numero di prese che si presume di fare è condizione indispensabile per la validità di ciascuna presa di
una smazzata ed è anche l'essenza stessa del Bridge in contrapposizione all'asta (tecnicamente si chiama "licitazione") approssimativa del vecchio sistema Auction-Bridge.
Nel 1929 Culbertson,ritenuto all'epoca come l'indiscusso migliore giocatore del mondo di Bridge,fondò "The Bridge World",la prima rivista di Bridge che
contribuì alla diffusione,in tutto il mondo,del suo nuovo sistema dichiarativo e,più in generale,del gioco stesso.
Se,oggi,il Bridge ha un'ampia gamma di espressioni tecniche per identificare alcuni aspetti particolari del gioco lo si deve a Culbertson.
I termini tecnici,quindi,sono nati in inglese e in seguito sono stati tradotti con gli equivalenti in altre lingue ma alcuni sono rimasti inalterati e
accettati nella loro dizione originaria.
In particolare,la traduzione letterale della parola bridge in italiano,cioè ponte,non tiene conto del fatto che tale nome non deriva dall'equivalente voce
della lingua inglese ma si tratta di un adattamento "fonico" alla lingua inglese del termine "bric" (in russo biritch,con la c dolce) che nelle lingue slave
significa "tagliare" e che veniva usato per designare il gioco derivato dal Whist (in italiano "briscola",con la stessa radice).
Faccio qualche esempio di termini,inglesi e francesi,che sono entrati a far parte del linguaggio bridgistico italiano: manche = partita; Atout = briscola
(in inglese "trump"); impasse = sorpasso (in inglese "finesse"); contre/surcontre = contro/surcontro (in inglese double/redouble); chicane = vuoto;
renonce = rifiuto; levée = presa; singleton = carta singola; doubleton = due carte di un seme; rubber = incontro completo; slam = stramazzo/cappotto;
book = insieme delle prese relative ad una coppia; fit = accordo dei valori di una mano con quelli delle carte del compagno; partner = compagno; score =
punteggio.
Il Bridge ha molti punti di contatto con lo sport non solo perché presuppone le stesse qualità agonistiche ma anche perché richiede la stessa lealtà.
Il linguaggio del Bridge è un linguaggio di lealtà ma non lo dico solo per una questione di elementare etica: il Bridge è l'unico gioco di carte che
consente lo svolgimento di gare internazionali che sono occasione di incontri tra persone di paesi diversi ed è proprio questa "internazionalità" a
richiedere la più assoluta lealtà al servizio dell'agonismo perché soltanto in questo modo esso potrà dare il suo contributo ad una maggiore comprensione
tra gli uomini di tutto il mondo.
Tra le personalità importanti che giocano o hanno giocato a Bridge incontriamo nomi come gli attori Omar Sharif e John Wayne,Gandhi,il giudice Gherardo
Colombo e,guarda caso,Bill Gates,tanto per citarne alcuni.
Per concludere,tengo a precisare una cosa: il Bridge è un gioco difficile,molto più difficile degli scacchi,che richiede un impegno intellettuale costante
e non indifferente,per cui tale mini-corso sarà "volutamente" mantenuto entro limiti,per così dire,"dilettantistici".
Lo scopo che mi prefiggo,infatti,non è quello di formare campioni che prenderanno parte a tornei agonistici ma,al contrario,quello di permettere di sedervi
intorno ad un tavolo,verde o no non interessa,e trascorrere una serata tranquilla,insieme ad amici o familiari,giocando un Bridge "discreto" all'insegna
del divertimento.
Il tempo deciderà quale potrà essere il percorso migliore per voi.
Grazie a tutti e buone smazzate ! :sisi:
P.S. Mi raccomando,non mettete il posacenere sul tavolo da gioco perché nelle sale dei tornei e dei circoli bridgistici è vietato fumare. :asd: