come và da voi?

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AMD64 ha detto:
Invece quelli tedeschi, inglesi, francesi, ecc... sono gratis?
Basta pensare al settore automobilistico. La FIAT è rimasta all'età della pietra, mentre aziende tipo la citroen che fino a pochi anni fa sembravano morte ora sono resuscitate e vendono alla grande, per non parlare di mercedes, bmw, Volkswagen, Renault.
Se siamo i primi a comprare macchine straniere non lamentiamoci delle nostre esportazioni, anche se non do tutti i torti a chi lo fa perchè tra le macchine italiane credo che solo l'alfa meriti.

non son gratis, ma oggi la concorrenza è spietata e se uno fà lo stesso prodotto, magari anche qualitativamente un po' + scarso ma ad un prezzo minore, basta lo produce lui e tu hai chiuso....spagna, portogallo, polonia ecc. sono molto + concorrenziali rispetto a noi...!per le macchine è diverso, ma alla fine che prendi se uno deve spendere 10 mila euro per un macchinino prende quello che + piace (e guarda caso a parte l'alfa le italiane hanno un design che fà ca..re) e + affidabile ecc....
 
Delgado ha detto:
Qui da me è molto peggio, da voi gli operai nelle fabbriche ci sono, qui a L'Aquila invece le fabbriche le stanno chiudendo una dopo l'altra e quelle ancora aperte marciano sulla cassaintegrazione e mobilità !!

Unico sbocco d'impiego è lavorare nei negozi oppure la pubblica amministrazione (se si hanno conoscenze !!)

In pratica: STIAMO PROPIO MESSI MALE !!

guarda che pure quà trà cassa integ....aziende che chiudono, riducono ore lavorative e dipendenti cè pieno, poi senza dubbio + si scende e peggio è...
 
Per chi lo aveva chiesto, non do solo la colpa all'euro:
le cause sono due, che portano allo stesso problema:
- bassi costi della manodopera nei paesi produttori: l'Italia ha molti prodotti che non potrebbe produrre all'estero per questioni di brand made in Italy; inoltre andare all'estero significherebbe comunque chiudere qua.
- Alto costo, oltre che per la manodopera, di gestione e di produzione delle aziende italiane. Il sistema italiano è per il 98% costituito da piccole imprese, con una media di circa 3 dipendenti per impresa: un nulla rispetto a quasi tutto il resto del mondo sviluppato. Questo sostanzialmente impedisce la creazione di economie di scala nonchè di aveve condizioni di mercato più favorevoli. In poche parole costa di più produrre qui (senza entrare in osservazioni sul regime fiscale).

Infine, un'osservazione a parte che però incide sulla ricchezza del paese è perchè noi dobbiamo paggare di più ciò che altrove costa molto meno?
 
Rispondendo al tuo primo punto Andy ormai molte imprese italiane per non chiudere quà producono anche in cina, così bilanciano un pò i loro conti. Gli unici che possono permettersi di non farlo sono Valentino, Fendi, Prada, Dolce e Gabbana, ecc...
Sul secondo punto sono d'accordo con te sia sulle economie di scala che sul regime fiscale, aggiungo solo che meno male, come aveva detto qualcuno, l'art.18 avrebbe impedito alle piccole imprese di crescere. Ora che il referendum non è passato non è cambiato proprio niente.
 
Le piccole imprese non crescono solo per motivi politici/fiscali/di opportunità, ma anche per motivi personali dell'imprenditore che le ha create: chi me lo fa fare, troppo sbattimento, se sto nel mio piccolo so come vanno le cose e in qualche modo me la cavo, se non piccolo non vengono a guardarmi se faccio qualcosa che non va, se divento grande poi qualcuno che non conosco mi deve aiutare.....
 
visto che fino a ieri le piccole imprese erano invidiate dà tutti e hanno tenuto in piedi il paese, perchè soppratutto nel nord sono la maggior parte della forza lavoro, un po' di rispetto e di considerazione gliela darei....e poi son pure le grandi industrie ad aver grossi problemi, vedi wirlpool, ibm, fiat, ecc...
 
Il problema enorme delle piccole imprese è che sono intrinsecamente statiche.
Non hanno cioè i mezzi per fare ricerca ed innovazione.
Visto che però reggevano l'economia nazionale, forse era il caso che, almeno, a fare la ricerca (seriamente) ci pensasse lo stato. Invece il CNR è alla sbando e le università sono in mano ai soliti baroni che imboscano figli e nipoti.
In Italia l'unica che può fare ricerca in proprio è la Fiat (e forse la Telecom).

A proposito... lo sapevate che è stata la fiat ad inventare la + grossa innovazione degli ultimi 10 anni: il common rail?
sfortunatamente s'è (s)venduta il progetto alla bosch che l'ha prontamente rigirato alle macchine tedesche... pensate al fiume di soldi che sarebbe entrato in italia :(
 
Wait ha detto:
A proposito... lo sapevate che è stata la fiat ad inventare la + grossa innovazione degli ultimi 10 anni: il common rail?
sfortunatamente s'è (s)venduta il progetto alla bosch che l'ha prontamente rigirato alle macchine tedesche... pensate al fiume di soldi che sarebbe entrato in italia :(

purtroppo lo sapevo.... e il multijet?? per politiche GM ha dovuto condividerlo anche con opel e il resto dei marchi gm........

quoto poi anche il resto del tuo discorso, al giorno d'oggi la concorrenza si affronta con l'innovazione tecnologica, cosa che un'impresa di 2 persone non può fare..... una di 2000 si.... questa cosa ci ha campato per 50anni, ora è il caso che noi giovani capiamo cosa è necessario al nostro paese.

non dimentichimo poi tutti i vincoli burocratici filocomunisti (mi spiace dirlo e sa di demagogia o ristrettezza mentale, ma è così) figli del 68 rimasti invariati fino al giorno d'oggi. avete mai provato ad aprire una partita iva??
io si, ci provo da 2 mesi e devo ancora iniziare......

la mia famiglia lavorando già nel commercio sa come aiutarmi in queste cose e mi ha già preparato al fatto che solo avendo un p.iva sono inquadrato come un imprenditore, di conseguenza ho almeno 5-6 organi burocratici che vivono dei miei soldi, del resto il "borghese capitalista" va prosciugato, no?? :eyes:

altro che abbassare le tasse dell'1% per fare un pò di sorrisi in tv e rispettare un pseudo contratto firmato da un altro pseudo giornalista, qui andrebbe rivisto completamente il settore di gestione del settore commerciale... peccato che la mia sia solo una voce tra le tante che vi sono state e che purtroppo continueranno ad esserci per molto tempo :(
 
AMD64 ha detto:
Andytek hai ragione però se fosse solo colpa dell'euro allora tutti i nostri cugini europei dovrebbero stare nelle stesse condizioni, invece solo l'italia è a crescita zero o negativa, mentre il trend europeo seppur non roseo è di segno positivo. Io credo che sia un problema di politica economica. Invece di mettere toppe quà e là si dovrebbe pensare a un progetto di lungo periodo, ma visto che tra un anno ci saranno le elezioni non credo che la cosa si farà.

Se analizzi la situazione dei grandi paesei europei ti accorgi che è molto simile alla nostra... a rendere il trend leggermente positivo sono i paesi dell'est europa, i nuovi paesi membri, in forte crescita, ma con una base di partenza molto più bassa della nostra!
 
Lorynz ha detto:
al giorno d'oggi la concorrenza si affronta con l'innovazione tecnologica, cosa che un'impresa di 2 persone non può fare..... una di 2000 si....

non è esattamente vero, ci son molte piccole aziende che investono in innovazione.... ;) alla fine non è detto che aziende con 2000 dipendenti rimangano aperte ed abbiano utili solo perchè invstono o quant'altro...ma + probabilmente rimangono aperte x i vari agganci politici, aiuti ecc....senza togliere il fatto che come giusto che sia una grossa azienda che lavori bene o male è sempre tutelata.
 
Mi riaggancio al discorso di Lorynz
Purtroppo viviamo in un paesone dove ancora ci si rinfaccia mussolini e stalin mentre il resto del mondo si confronta con l'economia globale. :nod:

Restimaxgraf... innovazione e ricerca sono 2 cose diverse. Una piccola ditta può anche fare innovazione ma la ricerca per l'innovazione nn è in grado fisiologicamente. Già così è un miracolo se riesce a non fallire, figurati se ce la fa a stornare milioni di euro a fondo perduto per qlcs che probabilmente nn produrrà mai dei risultati.

Purtroppo la ricerca in Italia è morta. L'università sta producendo solo supertecnici che anche professionalmente ormai ne sanno quanto i cinesi e vogliamo continuare a lavorare 39 ore a setimana con 30 giorni di ferie l'anno quando i cinesi si sbattono per 14 ore al giorno ì:lol:
:cry: :cry: :cry:
 
X Gianbi:

Estratto da businessonline:
L’Italia e gli altri
In alcuni paesi, la produttività è andata bene, e in parallelo sono stati creati tanti posti di lavoro. È il caso di Irlanda, Finlandia e, più recentemente, del Regno Unito. Questi paesi hanno sperimentato tassi di crescita della produttività e delle ore lavorate superiori alle medie continentali (e agli Usa).
Nei paesi più poveri dell’Europa (Grecia, Portogallo, paesi dell’Est), la crescita della produttività del lavoro è stata molto rapida, ma al prezzo di una riduzione del numero delle ore lavorate.

Con intensità minore, anche in Francia e in Germania si è osservata una crescita soddisfacente della produttività (circa il 2 per cento l’anno), ma la crescita delle ore lavorate è stata zero o minore di zero. Ciò indica che, in questi paesi, la modernizzazione del sistema produttivo ha richiesto l’eliminazione dei "vecchi" posti di lavoro che solo parzialmente e gradualmente sono stati rimpiazzati nei nuovi settori in cui cresce la produttività. (1)
In Spagna e Olanda, dove le riforme del mercato del lavoro hanno prodotto i risultati più visibili sui tassi di partecipazione, si è invece verificato il fenomeno opposto: tanti nuovi posti di lavoro e rapido aumento delle ore lavorate, ma, in parallelo, una dinamica molto contenuta della produttività, che è addirittura diminuita in Spagna nel 1995-2003.
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E l’Italia? L’Italia è in mezzo al guado. Da un lato, nel 1995-2003 si sono creati più posti di lavoro (+1,0 per cento l’anno) che in Europa, ma molti meno che in Spagna e in Olanda, e un po’ meno anche che in Finlandia e in Irlanda, dove pure la produttività sta crescendo molto rapidamente. Questo è comunque un risultato importante, perchè in Italia la partecipazione al mercato del lavoro, soprattutto delle donne e delle persone sopra i 55 anni, è ancora molto limitata. Quanto alla crescita della produttività, l’Italia è purtroppo penultima in Europa (dietro la Spagna) nel 1995-2003 e ultima assoluta nel 2004 (vedi ultima colonna). E anche la crescita del Pil (il riassunto sintetico di come va un’economia) è stata più bassa in Italia che in tutti gli altri paesi europei, tranne che in Germania, l’altro grande malato dell’Europa.

Il pessimismo non c’entra
L’economia italiana va male. Alla conclusione non si arriva per pessimismo, ma dall’analisi comparata dei dati disponibili. I dati sulla crescita della produttività e del Pil degli altri paesi europei indicano che in Europa c’è qualcuno (quasi tutti, veramente) che è messo meglio dell’Italia. Se quindi è certamente urgente fare qualcosa per fare crescere di più la produttività e la competitività europea (ad esempio, costringere la Cina a rispettare maggiormente le regole del commercio internazionale), sarebbe anche importante comprendere che da queste misure non dovremmo aspettarci effetti catartici sulle possibilità di crescita della nostra economia. Purtroppo, ci vorrà tempo, riforme e sacrifici per riportare l’economia italiana a tassi di crescita "europei".
 
si haimè anche il settore cartaceo (nel quale opero) ha avuto un forte calo ,molti dipendenti sono messi a casa per ponte ferie anticipate ,mancano richieste che sia di qualsiasi articolo di carta " asciughatutto o ighena e anche le carta da stampa"
e ciò porta a una forte carenza di richiesta anche di manodopera nel setture .
Zona Luchesia TOSCANA
 
scusate la mia ditta è di 30 dipendeni e và avanti perchè è "aghanciata" lavora "il 90%" per una maxi industria cartacea di qui non faccio il nome , punto primo e punto secondo perchè il prodotto è controllato nei dettagli prima della consegnia e ciò favorisce all' imagine stessa dell' azienda .
Per farvi capire che non è sempre un fatto politico , ma anche di concorrenza saper resistere a tale " bestia" non è facile e bisognia studiere strategie di mercato valide ,
calcolare bene ciò che è conveniente per la stessa azienda , ma purtroppo rimane "la spada di damocle " l' incognita sodisfazione del cliente e riuscire a vendere a prezzo giusto rispetto i concorrenti , devo ammetere che le cose ai giorni doggi viagiano sul filo del rasoio e cadere nel fallimento è facilissimo ,ma non bisognia essere disfattisti mai, piuttosto cerchare di rilanciare l'economia .
PS se dovrei fare il politico mi accoppavano subbito troppe idee utopice forse ma chiare non continuo non vorrei essere additato come f.......
 
Il problema di questa situazione stagnante, che vede sì l'Italia messa molto male ma anche gli altri grandi (e ricchi) paesi europei non sono messi molto meglio , è dovuto al fatto che in questo periodo ci sono stati una serie di cambiamenti radicali che hanno portato ad un periodo di incertezza:
- la comunità europea: è una nuova realtà che richiede tempo e esperienza per essere implementata e portare dei seri risultati
-l'euro: da un lato in quanto ancora oggi l'aumento generale dei prezzi ha portato a una diminuzione dei consumi e quindi anche diminuzioni delle quantità prodotte (e qui i negozianti hanno il 90% delle colpe); dall'altro perchè ha via via rafforzato il suo valore, limitando le esportazioni, favorendo le importazione (sopprimendo quindi i prodotti fatti in casa); tutto questo non ha poi portato ad una riduzione del prezzo del petrolio dovuta, che avrebbe portato ad una riduzione generale dei costi di produzione.
- la cina: inutile parlarne dei danni che sta facendo
- l'est europeo: altra zona che ruba lavoro anche alle nostre imprese

Restano inoltre importanti alcune questioni:
- costo dell'operaio all'impresa e rigidità del mercato dei lavoratori
- ore lavorative annuali molto inferiori rispetto a quasi tutti gli altri stati sviluppati. Ogni 5 anni solari un operaio americano ha fatto un anno lavorativo in più rispetto ad uno italiano
- l'innovazione e ricerca e sviluppo: come già detto vanno distinte. L'innovazione la può fare chiunque (e la fa, chiunque); la ricerca e sviluppo no. è cero che l'Italia è sopravvissuta quasi senza ricerca e sviluppo ma è anche vero che i tempi stanno cambiando. una volta c'erano dei prodotti e la gente comprava i prodotti e si adattava ad utilizzarli; ora è il prodotto che si adatta all'utente, per cui sono necessari attenti studi per rendere questo possibile. E questo costa troppo per le tasche delle piccole e medie imprese.

Un appunto, non le disprezzo affatto le p.m.i., anzi, le ammiro molto e proprio per questo sono conscia dei loro limiti
 
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