Tutta la ram in commercio deve essere conforme alle specifiche dettate dal consorzio dei produttori di memoria, lo JEDEC (Joint Electron Device Engineering Council). Ogni modulo possiede un chip SPD (Serial Presence Detect), che serve a immagazzinare le caratteristiche della memoria ram, in modo da consentire alla scheda madre di impostare automaticamente la ram, secondo le possibilità della scheda madre stessa. In questo chip, oltre ai vari profili di impostazioni (servono per poter impostare i moduli a frequenze inferiori alla massima, se necessario), viene immagazzinata anche la stringa identificativa del modulo, anche questa conforme alle specifiche JEDEC.
I moduli in questione furono immessi in commercio nelle primissime fasi di commercializzazione della memoria ram di tipo ddr3; all'epoca, le specifiche JEDEC identificavano due soli tipi di memoria ram ddr3: la ddr3 800 (detta anche PC3-6400) e la ddr3 1066 (PC3-8500). Questi moduli presentano quindi, come stringa identificativa, quella della massima frequenza possibile all'epoca: ddr3 1066, PC3-8500, ecco spiegata la loro denominazione interna.
Una volta rispettato lo standard, nulla vieta ai produttori di andare oltre: all'epoca, la frequenza di 1333 MHz era raggiungibile solo in condizioni di overclock, e solamente impostando la frequenza a mano (o raggiungendola tramite overclock). Non bisogna dimenticare che la frequenza della memoria ram e del FSB del processore erano strettamente correlati, a differenza di oggi, dunque per superare la frequenza standard era indispensabile overcloccare il processore. La frequenza di 1066 MHz, infatti, è la massima frequenza di default prevista da Intel per la memoria ddr3 nei sistemi socket 775. Questa memoria ram è quindi memoria da overclock: è, in pratica, ddr3 1066 certificata da Corsair per raggiungere la frequenza di 1333 MHz.