"Miglior colonna sonora di un videogioco" ai prossimi Grammy

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lelevup

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Sì, sappiamo tutti che il valore di un Grammy lascia il tempo che trova, ma è interessante sapere che da quest'anno esiste una categoria dedicata interamente ai videogiochi. I candidati sono (copioincollo dal sito della Gazzetta dello Sport... sì, ho trovato lì l'articolo...): Austin Wintory per Alien: Fireteams Elite, Steph Economou per Assassin’s Creed*, Bear McCreary per Call of Duty, Richard Jacques per Marvel’s Guardians of the Galaxy e Christopher Tin per Old World.

* presumo sia Valhalla
 
Grandioso.
Dopo Machine Gun Kelly ufficialmente eletto (da chi, vorrei sapere? ah sì, da quel tizio che se ne va nello spazio con Bezos e compagnia) "Ambasciatore del ROCK" (senza che la sua musica si avvicini seppur minimamente a tale termine), adesso le colonne sonore dei videogiochi sono osannate dal mainstream attraverso una considerazione che arriva semplicemente troppo tardi. Tante sono le colonne sonore del passato che avrebbero meritato attenzione ma sono ormai solo privilegio acustico di pochi nostalgici.
Meglio così. La vera qualità nel passato, nel presente solo il glam delle statuette (o delle "belle statuine"...). Mi va bene la superficializzazione di ciò che non mi interessa più, ma mi rattrista che i videogiochi siano diventati un hot topic, qualcosa di collegabile alla socialità, quando l'ho sempre visti come un fenomeno "nascosto" o per pochi (non in senso elitario ed esclusivista, ma naturale: chi giocava ai videogiochi? i nerd, gli sfigati... ora chi gioca ai videogiochi? le stars!).

Coolness, luccichìo... sembrerà "rivoluzionaria" sta cosa agli allocchi, ma per me rimane solo rivoltante, ma ripeto: mi fa piacere che il mondo si interessi alle novità dell'industria (sottolineo: industria, fatta di lavoratori sfruttati 13 ore al giorno in media) videoludica moderna, così posso dedicarmi alla genuinità di quella "antiquata" con maggiore senso di attaccamento (e minori sensi di colpa... o di vergogna).
 
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Vabbè, dai, parliamo dei Grammy, mica di roba seria:


(faccio notare che l'epidodio dei Simpson della clip è del 1993 e già allora non valevano 'sto granché come importanza)
 
Hmmm... Groening è un autore che spesso delude in termini etici, visto il modo in cui rappresenta l'etica stessa nei suoi cartoni. E' un personaggio (Groening) del suo stesso universo, che fa sembrare il suo universo "reale" (o realistico) solo perchè egli stesso ne è parte (o meglio: Groening usa la sua produzione come arma ideologica o come "bunker ideologico", a dirla tutta, secondo me, per meglio insinuarsi nella definizione dello status quo culturale, una tecnica di manipolazione mentale altrimenti nota sotto il nome di mimesi). In poche parole Groening è spesso deprimente in ciò che fa (o meglio: fa fare, dato che, per sua stessa ammissione, penso siano dei minorenni Coreani a realizzare i suoi cartoons). Che poi vi sia del profetico e del vero in ciò che dice, è comunque corrotto dal nonsense della sua fantasia e dai cospicui profitti.
Il mio discorso era appunto questo: riconoscimento ed "importanza". Poco vale sapere se gli stessi Grammy sono poco autorevoli, tra tutte le categorie di premi che giudicano l'autorevolezza di una produzione artistica.
Ci sarebbe, ironicamente, da chiedersi quale premio merita un premio, ossia quale tra Oscar, Grammy, MTV, Nobel, Pulitzer, etc. sia il più "autorevole"... e sotto quale criterio.
Il mio discorso era questo, in soldoni: non può esserci "autorevolezza" nell'arte, perchè la bellezza è un parametro soggettivo: per alcuni la bellezza è un'intera orchestra, per altri è un neonato che usa per la prima volta uno strumento musicale. Di conseguenza chiunque dica "questo merita più dell'altro" lo dice soltanto per imposizione e per imposizione ogni premio viene riconosciuto: così che la gente si abitui a scegliere secondo determinati schemi (determinati... da chi? da chi dirige tali assegnazioni, ovviamente) e diventi, ovviamente, più competitiva ed esclusiva nei suoi ragionamenti (di conseguenza: più affetta da complessi di inferiorità nei confronti dello star-system).
Non è un caso che Family Guy, suo primo "competitor", getti le basi della competizione proprio sul livello di cinismo.
 
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