C'è del vero e del meno vero. L'autore dimentica che il tempo è strettamente connesso con il principio di causa effetto quindi gli eventi si susseguono nel continuum del tempo crecando inevitabilmente un passato come ricordo un presente dove si verificano gli eventi ed un futuro sul quale si potrà ancora agire. La realtà è unica ed è quella presente
Non lo nega assolutamente. Semplicemente distingue l'esistenza di un ente reale dall'esistenza di un fenomeno definito in un modello matematico.
"La tensione temporale e l'ordine diventano caratteristiche di come gli accadimenti si relazionano all'interno di un mondo esistente, non proprietà di oggetti esistenti".
In sostanza è una affermazione che vuole passare tra una visione ancora sostanzialistica della fisica ad una funzionalista.
Già Kant ci spiegava che spazio e tempo non esistono come esistenti in sé ma come forme dell'intuizione del soggetto percipiente, spingendoci ad una visione funzionalità della realtà. Einstein è stato il primo in fisica a relativizzare lo spazio-tempo e renderlo funzionale alla determinazione di un fenomeno.
Ma, come ci dice nell'articolo, non sono attributi di un fenomeno, ma semplicemente la "griglia" matematica in cui vengono inquadrati. Da qui sostiene che il paradosso del viaggio temporale esiste perché lo spazio tempo è ancora preso in considerazione come "luogo" dell'oggetto invece che come semplice modello per descriverlo.
Come vedi, non viene negato l'ordinamento e la causalità del divenire degli enti.
Poi... È un tema molto denso e stiamo inducendo tutto il ragionamento da un articolino di pochi caratteri, dove viene spiegato proprio l'essenziale...
Però, ricordare alla gente che spazio tempo esiste nel soggetto percipiente e non nell'oggetto è sempre utile, dato che il senso comune è ancora newtoniano.