DOMANDA È più vita quella?

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PECman

Mio cugino è un maxi evasore,corruttore:prendetelo
Utente Èlite
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Ciao,

non voglio urtare la sensibilità o il credo di nessuno e spero non si generino flame.

Mi riferisco a quelle malattie neurodegenerative con esordio in età adulta, per cui non c’è cura, che portano alla perdita della propria identità, che per me si identifica nel pieno possesso delle proprie facoltà cognitive (non sai nemmeno tu chi sei e cosa accade davvero intorno a te).

E non solo, ci sono deliri, allucinazioni, aggressività, non del tutto controllabili dai farmaci, se non con un pesante rallentamento psicomotorio


Per me è peggio perdere le facoltà mentali rispetto a quelle corporee (per capirci, ovvio che anche in queste malattie pian piano si perdono anche capacità motorie).

In più l’assistenza logora chi assiste.

Mia madre è morta di cancro, le ho tentate tutte, chiesto mille opinioni, in più regioni, ma non ha mai perso la propria lucidità e non avrei mai voluto vederla come mio padre.

A mio padre non faccio mancare nulla, vive in casa, ma mi chiedo se tutto questo abbia senso.
 
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Ciao,

non voglio urtare la sensibilità o il credo di nessuno e spero non si generino flame.

Mi riferisco a quelle malattie neurodegenerative con esordio in età adulta, per cui non c’è cura, che portano alla perdita della propria identità, che per me si identifica nel pieno possesso delle proprie facoltà cognitive (non sai nemmeno tu chi sei e cosa accade davvero intorno a te).

Per me è peggio perdere le facoltà mentali rispetto a quelle corporee (per capirci, ovvio che anche in queste malattie pian piano si perdono anche capacità motorie).

In più l’assistenza logora chi assiste.

Mia madre è morta di cancro, le ho tentate tutte, chiesto mille opinioni, in più regioni, ma non ha mai perso la propria lucidità e non avrei mai voluto vederla come mio padre.

A mio padre non faccio mancare nulla, vive in casa, ma mi chiedo se tutto questo abbia senso.
Capisco quello che dici e mi chiedo cosa sarebbe meglio.

Da una parte vedere una persona cara perdere la memoria è una cosa tremenda perchè perdi la persona che conoscevi ma dall'altra spero che non soffra perchè non si rende conto di cosa ha perso.

Quindi tra un parente lucido che soffre e uno invece che non si rende conto preferirei il secondo.
 
Ciao,

non voglio urtare la sensibilità o il credo di nessuno e spero non si generino flame.

Mi riferisco a quelle malattie neurodegenerative con esordio in età adulta, per cui non c’è cura, che portano alla perdita della propria identità, che per me si identifica nel pieno possesso delle proprie facoltà cognitive (non sai nemmeno tu chi sei e cosa accade davvero intorno a te).

Per me è peggio perdere le facoltà mentali rispetto a quelle corporee (per capirci, ovvio che anche in queste malattie pian piano si perdono anche capacità motorie).

In più l’assistenza logora chi assiste.

Mia madre è morta di cancro, le ho tentate tutte, chiesto mille opinioni, in più regioni, ma non ha mai perso la propria lucidità e non avrei mai voluto vederla come mio padre.

A mio padre non faccio mancare nulla, vive in casa, ma mi chiedo se tutto questo abbia senso.
lo scorso anno, ho vissuto con la sorella gemella di mia moglie, un cancro al colon
personalmente se dovessi ritrovarmi con un cancro da gestire, continuerei a fare tutto quello che ho fatto prima della diagnosi, senza ricorrere alla chemio il cancro nella maggior parte delle volte è asintomatico, non sai di averlo, ti viene detto "hai il cancro" (in troppi ancora hanno paura di questa parola, non la pronunciano per scaramanzia) le cose vanno chiamate col loro nome.
ho notato sia con mia cognata che con mio suocero, anch'egli morto di cancro al fegato, che prima di mettersi in mano ai medici bene o male la loro vita scorreva regolare, il non sapere probabilmente non innesca quello stato di depressione che non giova ad un corpo che è già compromesso, se poi ci si aggiunge una terapia cosi invadente la fine la vedi prima
io ripeto se dovessi gestire un cancro non farei chemio e sono favorevole alla fine assistita
 
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Capisco quello che dici e mi chiedo cosa sarebbe meglio.

Da una parte vedere una persona cara perdere la memoria è una cosa tremenda perchè perdi la persona che conoscevi ma dall'altra spero che non soffra perchè non si rende conto di cosa ha perso.

Quindi tra un parente lucido che soffre e uno invece che non si rende conto preferirei il secondo.
Purtroppo, ho dimenticato di specificarlo, non è solo una questione di memoria

Si soffre per deliri, allucinazioni, aggressività, lui e chi sta vicino, i farmaci aiutano ma rallentano pesantemente dal punto di vista psicomotorio e quindi aumenta comunque la necessità di assistenza

Insomma per me sarebbe giusto introdurlo in una RSA (di lusso per carità)
 
Per me, in prima persona, nel momento stesso in cui mi accorgessi di non essere più autosufficiente o di stare andando in quella direzione, ponte alto d via giù di sotto.

Per gli altri, secondo me dovrebbe esserci una voce di scelta tipo quella sulla donazione organi da fare nrl caso di rinnovo carta identità. Vuoi eutanasia in caso di perdita lucidità, coma irreversibile, mancanza di autosufficienza, ecc SI / NO

La vita è propria d ognuno deve decidere per sé
 
Mi sto chiedendo quanto sarei disposto a soffrire nel vedere una persona cara stare male.
Sarei capace di rinunciare a una parte della mia vita, del mio tempo, per accompagnarla in un percorso di cui conosco già l’esito?
È una domanda difficile, che non ha una risposta netta, dentro ognuno di noi vive un pizzico di sano egoismo quel bisogno di proteggere sé stessi, di non affondare nel dolore dell’altro, eppure, quando si ama, si è disposti a fare spazio, e condividere anche la sofferenza.
Non è semplice.
Ma forse è proprio lì che si misura la profondità del legame e io questa misura la conosco già per una sola persona...quella in firma
 
Poi ci sono mille altre cose da gestire, amministrazione di sostegno, decisioni da prendere che lui non accetterebbe perché non può capire quali leggi vadano rispettate e cosa convenga fare

Vorrei non vedesse decisioni da prendere che lo farebbero stare male

Mi sto chiedendo quanto sarei disposto a soffrire nel vedere una persona cara stare male.
Sarei capace di rinunciare a una parte della mia vita, del mio tempo, per accompagnarla in un percorso di cui conosco già l’esito?
È una domanda difficile, che non ha una risposta netta, dentro ognuno di noi vive un pizzico di sano egoismo quel bisogno di proteggere sé stessi, di non affondare nel dolore dell’altro, eppure, quando si ama, si è disposti a fare spazio, e condividere anche la sofferenza.
Non è semplice.
Ma forse è proprio lì che si misura la profondità del legame e io questa misura la conosco già per una sola persona...quella in firma
Vi invito a leggere gruppi FB dei caregiver, ti vengono pensieri suicidiari a una certa
 
Comprendo benissimo la cosa, mia madre orami è andata via da più di un anno, è a letto ed è ridotta più o meno ad un vegetale.
Mia moglie si occupa di lei insieme un altra signora che ci aiuta, ma è davvero uno strazio.

Più a casa mia ci cono anche io che ho un mucchio di problemi di salute, quindi è davvero tragica
 
L’amore di cui si parlava su, deve essere reciproco.
Se fossi io genitore, non porterei affondo mio figlio con me.
E mia madre, quella santa, morta prematuramente, avrebbe pensato uguale.

Mio padre (ma vale per tutti questi pazienti) non è che non capisce certe cose, è che ha sempre avuto una certa mentalità e modi di fare da far impazzire: per esempio, non voler vendere fabbricati o terreni in decadenza per avere soldi da investire nella propria assistenza, fa parte della mentalità del suo ramo familiare di gente di campagna e così io devo ricorrere a un giudice per fare questa e altre cose
 
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Nessuno di voi è amministratore di sostegno? Si prospetta un gran lavoro
 
Sembra fuori di testa, ma è stato in grado di sottrarmi il bancomat dal portafogli
 
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