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Un quadro dell'attuale situazione economica italiana...Un disastro, come al solito.
Il caso: azienda lascia Italia per la Polonia di nascosto
"Ho augurato ai miei dipendenti di trascorrere una buona estate e di tornare dopo tre settimane. Se avessi detto la verità, avrebbero occupato la fabbrica".
NEW YORK (WSI) - Quello che fa più paura, forse, è il candore con cui vengono rilasciate ormai alcune dichiarazioni. Candore che nasconde disperazione, senso di impotenza, rabbia, per un sistema, quello italiano, che ha strangolato con le tasse e i suoi sprechi la stessa speranza.
Fabrizio Pedroni, imprenditore di Firem Srl, azienda con sede (ex sede, ormai), a Formigine, vicino Modena, ha preso la decisione all'inizio di agosto. Ha augurato ai propri dipendenti di trascorrere buone vacanze, dicendo loro di tornare al loro posto di lavoro dopo tre settimane. Quella stessa notte, ha iniziato a smantellare letteralmente la sua fabbrica, che produce componenti elettronici, e ha imballato i macchinari. Destinazione: Polonia.
"Se li avessi informati sui miei piani riguardo al trasferimento della produzione all'estero, avrebbero occupato la mia fabbrica - ha detto Pedroni, in una intervista rilasciata a Bloomberg - La semplice verità è che volevo che la mia attività sopravvivesse e per me non c'erano più le condizioni per operare in Italia".
I dipendenti sono venuti a conoscenza del piano troppo tardi, il 13 agosto, 11 giorni dopo la fuga dell'imprenditore.
Il dramma è riportato da Bloomberg, per l'appunto, e il titolo è più che indicativo: Italian Job Sneaks Factory to Poland Under Cover. Singolare che di come le cose non stiano messe affatto bene in Italia ne parli soprattutto la stampa estera, che ricorda come il paese occupi il 128° posto nella classifica della produttività e dei salari stilata dal World Economic Forum, appena dietro il Burkina Faso, contro la 39° posizione della Polonia.
Pedroni ha fatto parlare di sé sicuramente per la decisione di fare tutto di nascosto, ingannando i suoi operai: ma sono anni che ormai le aziende italiane spostano le loro attività produttive all'estero; e tra i nomi più noti spiccano la Fiat e Indesit.
"Quanto ha fatto (Pedroni) è sicuramente discutibile, visto che ha danneggiato in modo irreversibile le relazioni con i suoi dipendenti e la sua comunità - ha commentato in una intervista rilasciata a Bloomberg Carlo Alberto Carnevale Maffe, professore di strategia di business presso l'Università Bocconi - Ma, così come tanti prima di lui, (Pedroni) ha abbandonato la nave chiamata Italia perchè questo era l'unico modo per sopravvivere".
Il caso: azienda lascia Italia per la Polonia di nascosto
Fallimenti crescono ancora, chiudono imprese storiche
Nei primi sei mesi del 2013 circa 6.500 procedure fallimentari, +5,9% rispetto all'anno scorso. Incidenza elevata in Lombardia.
ROMA (WSI) - Anche se i primi timidi segnali positivi sembrano arrivare dall'economia, ad agosto i Tribunali fallimentari non vanno in vacanza. In Italia sono circa 126mila le imprese che hanno in corso ad oggi una procedura concorsuale tra fallimenti e concordati preventivi. Restringendo il campo ai soli fallimenti, nel primo semestre del 2013 si sono registrate circa 6.500 nuove procedure fallimentari, in aumento rispetto allo scorso anno del +5,9%.
E mentre aumentano i fallimenti, anche le imprese storiche fanno fatica a resistere. Per la crisi, secondo elaborazioni e stime dell'Ufficio Studi della Camera di commercio di Monza e Brianza, tra il 2008 e il 2012 hanno chiuso circa 9mila imprese storiche, con più di 50 anni di attività. Si tratta di 1 impresa storica su 4. Prima del 2008, tra le imprese con più di 50 anni di attività, il medesimo dato si fermava a 1 su 5.
A livello territoriale, si registra una variazione più evidente di nuovi fallimenti in Toscana (+33,8% rispetto allo scorso anno), Calabria (+31%) e Trentino Alto Adige (+26,9%).
L'incidenza dei fallimenti è più elevata in Lombardia, dove si sono iscritte tra gennaio e giugno 2013 più di 1400 procedure di fallimento (1,8 imprese su 1000; +7,5% in un anno). In più della metà dei casi, si tratta di imprese nate tra il 2000 e il 2009 (2,5 imprese su 1000).
Dopo la Lombardia, Lazio e Toscana fanno rilevare il dato più alto per nuovi fallimenti in rapporto al numero di imprese attive (in entrambe le regioni 1,5 imprese su 1000 hanno iniziato la procedura di fallimento nei primi sei mesi del 2013). Tra le regioni italiane, la percentuale delle imprese storiche che hanno cessato l'attività tra il 2008 e il 2012 sale in Calabria e supera la metà delle imprese storiche (53%, circa 250 imprese), così come in Puglia (47,6%, circa 300 imprese). In Lombardia 1 impresa storica su 3 ha cessato l'attività in questi anni di crisi (più di 4200 imprese).
"In questo periodo di difficoltà il Paese può ripartire da un lato valorizzando la componente giovane dell'imprenditoria attraverso il supporto alle start up innovative e dall'altro salvaguardando le imprese storiche che ne hanno determinato lo sviluppo - ha spiegato il presidente della Camera di commercio di Monza e Brianza, Carlo Edoardo Vallie - per questo, compito delle istituzioni è individuare percorsi e iniziative ad hoc che sostengano il fare impresa nonostante la crisi".
(TMNews)
Fallimenti crescono ancora, chiudono imprese storiche
La verità sull'Economia italiana: tutti i dati che non potete non sapere
Il quadro esatto di come sta il paese. Una "pagina della memoria economica", che fa da contraltare alla propaganda dei "poteri forti".
NEW YORK (WSI) - In questa pagina WSI pubblica in sintesi il quadro oggettivo dell'economia italiana, aggiornato con i piu' recenti dati statistici, macro-economici e di politica monetaria. Una "pagina della memoria economica", che fa da contraltare alla massiccia propaganda mediatica di lobby (stato, politici, banche) che hanno interesse a non raccontare la verita' agli italiani e puntano anzi a manipolare il consenso con strategie che beneficiano soltanto i "poteri forti", strozzando i cittadini e le piccole imprese. Preghiamo i lettori di aiutarci postando aggiornamenti e segnalazioni, corredate di fonte (autorevole) e link.
- Ammortizzatori: 80 miliardi erogati dall’Inps dall’inizio della crisi tra cassa integrazione e indennità di disoccupazione;
- Cassa integrazione: totale di ore di Cig richieste, da gennaio a giugno, supera il mezzo miliardo;
- Debito aggregato di Stato, famiglie, imprese e banche: 400% del Pil, circa 6mila miliardi;
- Debito pubblico: a giugno 2013 nuovo record a 2.075,71 miliardi di euro, dai 2.074,7 miliardi di maggio; oltre il 130% del Pil. Secondo le previsioni salirà al 130,8% del Pil nel primo trimestre 2014, rispetto al 123,8% del primo trimestre 2012.
- Deficit/Pil: 2,9% nel 2013. Peggioramento ciclo economico Imu, Iva, Tares, Cassa integrazione in deroga lo portano ben oltre la soglia del 3%;
- Disoccupazione: a giugno 2013 si attesta al 12,1%, dato peggiore dal 1977;
- Disoccupazione giovanile: il tasso nel segmento 15-24anni a giugno 2013 e' salito al 39,1%, in crescita di 0,8 punti percentuali su maggio e di 4,6 punti su base annua;
- Entrate tributarie: a maggio -0,7 miliardi rispetto allo stesso mese di un anno fa (a 30,1 miliardi, -2,2%). Nei primi 5 mesi del 2013 il calo è dello 0,4% rispetto ai primi 5 mesi del 2012;
- Gettito Iva: -6,8% nei primi 5 mesi del 2013, un vero disastro;
- Insolvenze bancarie: quelle in capo alle imprese italiane hanno sfiorato a maggio 2012 gli 84 miliardi di euro (precisamente 83,691 miliardi).
- Manifattura: indice Pmi resta sotto i 50 punti, linea di demarcazione tra espansione e contrazione;
- Neet: 2,2 milioni nella fascia fino agli under 30, ragazzi che non studiano, non lavorano, non imparano un mestiere, totalmente inattivi;
- Pil: nel secondo trimestre il prodotto interno lordo dell'Italia ha subito una contrazione dello 0,2% dopo il -0,6% nei primi tre mesi dell'anno. Comparando il secondo trimestre del 2013 con gli stessi mesi dell'anno precedente il calo è -2,0% (fonte: Eurostat. S&P ha abbassato la sua previsione di crescita 2013 per l'Italia, a -1,9% rispetto al -1,4% previsto a marzo 2013 e al +0,5% stimato a dicembre 2011. Il Fmi ha tagliato le stime del pil Italia 2013 a -1,8%. Nel 2012 il Pil ha subito una contrazione di -2,4%;
- Potere d'acquisto delle famiglie: -2,4% su base annua, -94 miliardi dall’inizio della crisi, circa 4mila euro in meno per nucleo;
- Precariato: contratti atipici per il 53% dei giovani (dato Ocse);
- Prestiti delle banche alle imprese: -5% su base annua nei mesi da marzo a maggio. In fumo 60 miliardi di prestiti solo nel 2012;
- Produzione industriale : crollata -17,8% negli ultimi dieci anni, su base annua è in calo -2%;
- Ricchezza: bruciati circa 12 punti di Pil dall’inizio della crisi, 200 miliardi circa;
- Sofferenze bancarie: a maggio 2013, secondo il rapporto Abi, le sofferenze lorde sono risultate pari ad oltre 135,7 miliardi di euro, 2,5 in più rispetto ad aprile 2013 (+22,4% annuo);
La verità sull'Economia italiana: tutti i dati che non potete non sapere