[RetroGamingSlolliani] ...di Ice Hockey e Nutella.

MaxSlo

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Non chiedetemi perché; perché semplicemente non lo so.
Stanotte ho sognato 'di Ice Hockey e Nutell
a'.

Io e l'amico Fabio, anni '90 di un assolato paesino dell'hinterland milanese, avevamo pochi modi di passare il tempo.
Lui, ragazzino perbene di una famiglia perbene non vedeva mai suo padre, era -è- un neurochirurgo di fama mondiale che passava il tempo a girare il mondo in cerca di cervelli da sminuzzare, aprire, ricucire... insomma, roba da chirurghi di fama mondiale. Spesso si parlava di lui alla tele per essere stato protagonista di una storia strappalacrime, morte annunciata di una giovane creatura sventurata e con gli occhi grandi e tristi, di un paese dimenticato da Dio più del nostro.
Poi però arriva il chirurgo italiano, belloccio e brizzolato, avvisato da chissà chi e con un colpo di bisturi da ultimo episodio di 'ER: Medici in Prima Linea' salva baracca e burattini.
Stefano mi pare si chiama, un ottimo chirurgo come ne abbiamo tanti in questo Paese, tutto sommato.

Così, tra la depressione che animava le bianche mura delle nostre case, tra mogli sole e compiti scottanti, ci si rifugiava all'ombra del Pino del mio giardino.
Quel Pino, -Il Pino-, deve'essere costato qualcosa come mille, duemila euro al cambio attuale in magliette, pantaloncini, sandali...
Il bastardo sempreverde di cui sopra infatti secerneva ghiande e resina appiccicosa come fosse neve a Natale, impossibile da lavare nemmeno per la famosissima lavatrice Ariston, quand'anche coadiuvata dal Viakal, reso celebre dalla pubblicità di quei tempi.
La resina di Pino, -quel Pino-, era indissolubile, assolutamente indelebile e forse persino senziente. Se ti acchiappava non te la levavi più di dosso.
Un valido sostituto del SuperAttack. Ma almeno il Superattack al Pronto Soccorso te lo levavano, la resina del mio pino -quel Pino- te la portavi addosso fino alla morte.
Prognosi riservata, probabilmente morte, spiacente.
Ma a noi fotteva sega e l'ombra del pino -quel Pino- piaceva.
Ci si giocava a Tetris sul Game Boy in bianco e nero, che poi era 'giallognologrigioscuroquasiargentoasecondadellivellodicaricadellebaterie'.
Modestamente, a Tetris sono una bestia rara.
Delle volte da Youtube osservo i video delle finali del CTWC (Classic Tetris World Championship) e non esagero a dirvi che non sarei fuori posto tra quei figuri.
Ma qui si parla d'altro.

Talvolta, abbandonavamo la sicura e adombrata appiccicosità del fetente pino -quel Pino- per rintanarci a casa di Fabio a giocare a Kick Off.
Tra un calcio 'd'angalo' e un cartellino 'gaillo' ci si divertiva non poco, specie perché con noi si palesava anche l'amico Daniele, negato come pochi a giocare.
E no, non è diventato neurochirurgo nel frattempo...

Così, stufatici di Amiga e chiappe collose, un giorno Fabio mi fa: 'Oh. C'ho il Nintendo in cantina collochei'.
'Eh?', rimandai.
'Ciòilnescollochei'.
'Oh, che ***** hai leccato il pino -quel Pino?- scioglila sta lingua frate'.
'Ho il NES con l'Hockey'.
'Minkia, e me lo dici adesso???'


MO TI MENO

Qualche anno prima era pure uscito, sempre su NES, Blades of Steel, un hockey nel quale non ti preoccupavi tanto di buttare la pa... ehm, il dischetto nella rete avversaria quanto di massacrare a pallettate e pugni in faccia l'avversario. In caso di contrasto troppo duro con un rivale, (che nell'hockey significa uno sì e l'altro pure), il gioco si trasformava in una sorta di Street Fighter con caschetto e bastone dei poveri.
Le saccagnate a quel punto erano d'obbligo, con tanto di inquadratura dedicata.

Blades_of_Steel_ARC_fight.png

Immagine da Google; le saccagnate a Blades of Steeel.

Ma no, io e Fabio eravamo uomini tutti d'un pezzo.
Noi si cercava l'emozione dell'hockey più pura, più reale, più sincera.
Altro che scazzottate da bar, noi si giocava a...


ICE HOCKEY, SE TI IMPEGNAVI CI CREDEVI PURE

Forse non avete idea di cosa questo giochino di hockey per NES significasse per noi due giovini cretinetti.
A parte che la copertina della cartucciona del Nintendo era fighissima...
Ecco le prove nell'immagine che segue.

2361841-nes_icehockey.jpg

Immagine da Google; la copertina di Ice Hockey per NES, figherrima.

Dava l'idea di Hockey maschio, dove ci si giocava la vita, o al massimo un panino alla Nutella.
Così, quella sera di quella lontana e caldissima estate decidemmo: 'chi vince si sbaffa il panino alla Nutella. Chi perde zitto e manco un morso'.
Roba seria, da uomini che mica hanno tempo da perdere dietro le ragazzine.


OK DUNQUE, SCHIERO LA 1-1-1, PANZA IN ATTACCO; SMILZO AL CENTRO E LUIGI IN DIFESA

I personaggi 'giocabili' erano tre.
C'era il panzone, lentissimo ma che aveva un tiro 'che se ti prende in faccia ti fa diventare bello'; c'era lo smilzo, il classico giocatore che raffigurava la via di mezzo, e c'era Luigi, (lo chiamavamo così perché... bo), che al massimo poteva fare a botte con un foglio di carta ma se si metteva a correre, o meglio pattinare, non lo riprendevi manco con la macchina truccata di The Crew 2.

ice-hockey-team.jpg

Immagine da Goole; Luigi, lo Smilzo e il Panzone.

Il gioco non era poi nemmeno male, la differenza tra giocatori imponeva una costruzione attenta della manovra di attacco e di difesa.
Il trucco stava nell'usare Luigi in fase di costruzione, per poi coinvolgere lo Smilzo in fase di fraseggio e infine smarcare al tiro Panzone.

Semplice, efficace.
Come i giochi anni '80 erano fin nel midollo: pratici, genuini, divertenti.

E poi chi l'ha detto che le mani impiastriccate di Nutella incollavano meno della fottuta resina del Pino, -quel Pino-?

Poi, un giorno, arrivarono le carte game.
Perfidi mazzi di carte a tema elicotteri, auto da strada, auto da corsa, aerei da guerra... etc.
E quella fu un'altra storia, di carte e Nutella.

Magari qualche volta ve ne racconto...
 
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