Che tipi di effetti esistono
Di effetti ne esistono veramente molti, e questo è sicuramente un bene, perchè ognuno di questi ha caratteristiche tecniche ben differenti, un suono differente, e ovviamente anche dei prezzi molti diversi. Citarli tutti non è affatto importante oltre che impossibile, è invece necessario elencare le categorie alla quale essi appartengono, non sono molte, bisogna conoscerle e capirle però, vediamo quali sono le più importanti.
Wah/Cry-Baby: Il Wha è tra gli effetti più famosi e antichi nella storia della musica, in particolare di quella Rock, Jimmy Hendrix è senza ombra di dubbio il maestro indiscusso, alcuni suoi brani celebri sono stati suonati per mezzo di questo straordinario effetto, tecnicamente molto semplice ma di grande impatto musicale se usato correttamente. Il caratteristico sound viene fuori tagliando ed impiegando nel segnale delle frequenze più alte, il risultato finale ricorda il pianto di un bambino, per questo motivo viene anche definito “cry baby”.
Il Wah nasce come effetto a pedale, ed è tra i pochi a non avere una versione digitale, questo perchè il suo utilizzo non è continuo, ma viene usato occasionalmente durate l'assolo, quindi azionato per mezzo di un pedale, simile a quello del volume o del Whammy per esempio. Tramite alcuni Software specifici o multi effetto digitali, è possibile attivarlo, ma in modo permanente, da utilizzare più per la ritmica che per gli assoli, almeno che non ci sia integrato un pedale di espressione. I produttori più famosi sono VOX e Dunlop, quest'ultimo prende il nome di “Cry-Baby”. Tra i vari artisti che lo utilizzano o l'hanno utilizzato citiamo; Eric Clapton, David Gilmour, Santana, Stevie Ray Vaughan e molti altri.
Compressore: Tra i vari, questo è sicuramente l'effetto più utilizzato nella musica, nei generi più disparati tra l'altro, il Rock e gli stili più duri non possono farne a meno, se usato in modo corretto inoltre, è tranquillamente applicabile a contesti blues, il Jazz probabilmente non rientra nelle categorie utilizzanti di tale effetto (mai dire mai però). Il compressore riceve il segnale, ne riduce l'ampiezza e lo rielabora in una banda più stretta, decisamente molto utile nelle chitarre soliste, che oltre ad un distorsore/overdrive, vogliono un sound più potente e compresso. La compressione del livello audio è comunque un argomento complesso, di cui probabilmente non parleremo mai, a noi serve più che altro sapere il concetto di base, entrando un po nel vivo della questione, quello che accade è una riduzione della dinamica del segnale.
Distorsore: La storia di questo effetto è molto interessante. Può essere definito come il primo vero effetto per chitarra elettrica, ma non era un pedale, bensì parliamo di una distorsione naturale dell'amplificatore, che a quei tempi, veniva portato a volumi estremi, ma questo andava in saturazione e creava quel tipico sound sporco, ma allo stesso tempo originale e con più armoniche, questo cominciò a piacere ai chitarristi dell'epoca, tant'è che si cominciò proprio a ricercare quelle sonorità, che fino a qualche tempo prima, erano solo un problema, definiamolo pure “tecnico”. Erano gli anni 60', i tempi dei Rolling Stones e dei Beatles, gli anni d'oro comunque furono i 70' e successivamente gli 80', oggi un effetto a cui pochi rinunciano.
Molti si domandano se Distorsore ed Overdrive appartengono alla stessa categoria di effetto, potremmo dare un si teorico, se consideriamo che entrambi tendono ad alterare il suono lavorandoci sopra, al fine di distorcerlo, in modo diverso si, ma il concetto di base è questo. Oggi esiste una netta distinzione tra questi due effetti, non potrebbe essere altrimenti, le differenze sono notevoli, per ora parliamo della distorsione. Essa, a differenza dell'overdrive modifica l'onda sonora al suo ingresso, se volessimo essere più precisi, l'onda originale solitamente viene considerata a forma sinusoidale, con una distorsione attiva questa diventa letteralmente quadrata, mentre l'overdrive mantiene tutto sommato una linea originale, il che spiega le differenze di suono tra i due.
Overdrive: Abbiamo detto che la distorsione si creò praticamente da sola, dal nulla, un amplificatore che andava in saturazione regalava un sound distorto. Negli anni tutto questo è stato rimpiazzato da effetti a pedale di ogni genere e forma, ed ecco che arriva l'overdrive. Un effetto di questo genere si può ancora ottenere alla vecchia maniera, alzando il guadagno del preamplificatore, questo, essendo progettato per lavorare con bassi segnali va in saturazione e il gioco è fatto. Questa pratica sembra essere comunque ormai abbandonata e rimpiazzata dai pedali analogici che tutti conosciamo, il suono che esso produce, che provenga direttamente da un amplificatore o da un effetto a pedale, è più caldo e come già detto, meno aggressivo, non taglia le frequenze e crea meno armoniche rispetto alla distorsione, ma non per questo non viene usato nel Rock e in altri stili, anzi.
Equalizzatore: Conosciuto come effetto, anche se probabilmente non è un termine corretto, l'equalizzatore permette di ricreare il giusto sound in modo preciso e mirato, senza quindi necessariamente lavorare sul pannello dell'amplificatore, andremo ad agire sui potenziometri; alti, bassi e medi, per quelli classici a tre bande. Viene inserito generalmente dopo gli effetti di Overdrive e Distorsione, in quanto utilizzarli può voler dire un cambiamento di quello che solitamente ascoltiamo, dei bassi troppo profondi ad esempio possono essere attenuati, così come è possibile valorizzare gli alti, far squillare una chitarra nel modo giusto. Il suono, inteso come segnale audio, viene sottoposto ad vero e proprio filtraggio, da qui si possono effettuare varie operazioni, tra cui quelle indicate sopra. Gli equalizzatori di “fascia alta”, sono quasi sempre a sette bande.
Chorus: Anche il Chorus fa la sua parte nel sound finale, è un effetto “sfasamento” per chitarra e non solo, infatti viene spesso impiegato negli impianti voce. Il suo scopo è quello di impiegare una o più linee di ritarto nel segnale, così da creare un effetto di ritardo, comunque brevissimo, non parliamo di un vero e proprio delay. Scendendo più sul tecnico, il tempo di ritardo varia mediante un LFO (Oscillatore a bassa frequenza), crea infine un effetto Doppler, ovvero un cambiamento apparente della frequenza e della lunghezza d'onda, un fenomeno conosciuto fin dal 1845, insomma mica male. Il risultato finale è un raddoppio del segnale originale, esso contiene svariate dissonanze, spesso e volentieri usato nel Jazz.
Flanger: Inventato negli anni 50' in modo abbastanza spartano da alcuni tecnici audio, è attualmente un effetto elettronico che lavora in un modo più o meno simile a quello del Chorus, impiegando una linea di ritardo dove viene fatto poi passare il segnale, dando vita ad un effetto Comb Filter, tradotto in Italiano “filtro a pettine”. Il sound finale presenta dei picchi di risonanza e punti di assenza di segnale audio. L'effetto in questione non viene usato spesso nell'esecuzione dei brani, bensì occasionalmente, il risultato è più o meno simile al rumore di un aero a reazione, non a caso viene usato per riprodurre il suono di un elicottero o di un aereo appunto, sulla chitarra.
Delay: E' tra gli effetti Eco insieme al riverbero. Il delay riceve un segnale e lo registra al suo interno, lo riproduce poi in vari modi in base alla configurazione; Tempo di ritardo, volume del segnale copia, tempo di ripetizione e via discorrendo. La differenza tra un effetto delay e un riverbero, è che il primo può riprodurre il suono “copia” con un attacco ritardato, mentre il secondo riceve un segnale originale e lo prolunga nel tempo, dando un sostengo e non una ripetizione. Anche il delay nasce come effetto analogico, ma è stato ben presto rimpiazzato con una circuitazione digitale, nessuna usura dei componenti, qualità audio più fedele e più opzioni a disposizione.
Ci sono alcuni effetti/dispositivi non citati. Il Noise gate ad esempio, riduce drasticamente i rumori di fondo generati dagli effetti, dagli amplificatori o direttamente dalla chitarra/basso. Viene generalmente usato quando nel sound, quindi nella catena, sono presenti distorsioni e overdrive più o meno pesanti, in quanto questi tendono a generare rumore, così come cavi audio di scarsa qualità. Il noise suppressor è tra gli effetti di volume ed è opportuno inserirlo dopo gli effetti di modulazione (chorus, flanger, phaser), e prima degli effetto Eco. Il riverbero, applicato ad un contesto musicale (live o studio di registrazione), viene utilizzato per far si che il suono non sia stoppato, ma prolungato nel tempo, dando la sensazione di un riverbero naturale in ambienti più grandi. Per riverbero si intende infatti, un segnale audio che uscendo da una sorgente tipo un amplificatore, incontra sul percorso un ostacolo, meno assorbono le pareti, tanto più è prolungato l'effetto. Non avere un effetto del genere, significa contare esclusivamente su l'effetto riverbero naturale che quella stanza può offrirci.