Dal rapporto dell'Eurispes appare un'Italia già “declinata”

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2 parole STIAMO INGUAIATI!!! :( :(


Aristotele, Mastro Don Gesualdo e Cassano: potenzialità inespresse, ricchezza accumulata che non si trasforma in progresso e talenti poco valorizzati. Tre metafore dell'Italia di oggi che l'Eurispes ha citato nel diciottesimo rapporto Italia presentato a Roma venerdì 27 gennaio. La fotografia di un Paese in declino lacerato da divari economici e sociali.

Un riferimento alle filosofie aristoteliche ha introdotto il discorso del presidente dell'Eurispes, Gian Maria Fara: «un Paese che non riesce a trasformare la propria potenza in energia, un paese dalle grandi potenzialità che non riesce ad esprimere e ad affermare un progetto di crescita e di sviluppo». Le potenzialità insite nell'Italia, sono fini a se stesse se, come la potenza a cui Aristotele si riferisce, non sono utilizzate, non trovano né uno scopo né una direzione, incapace di produrre azione e quindi futuro.

Le ricchezze accumulate per il benessere individuale, l'ossessione per il mito della "roba" come Mastro Don Gesualdo, il personaggio di Verga che non capendo le trasformazioni che il suo mondo sta vivendo ammucchia ricchezze senza investire, senza dare concretezza ai suoi averi. Il richiamo alla condizione dell'Italia è più che evidente con un riferimento molto critico di Farza che ha chiamato in causa la classe dirigente e politica dell'Italia.

L'ultimo personaggio tirato in ballo è Cassano, simbolo dell'instabilità dell'Italia e di un sistema che al posto di favorire i suoi talenti li allontana a vantaggio di realtà che sanno dare il giusto spazio ai giovani più dotati. Un Paese dunque che non sa sfruttare neanche le risorse nelle quali ha investito.

Dal rapporto dell'Eurispes appare un'Italia già “declinata” perché il nostro Paese, pur essendo tra le prime dieci potenze mondiali, ha un ruolo sempre più marginale a livello europeo. A parlare sono le cifre: se si guarda alla spesa per la ricerca, quella italiana si attesta su valori intorno all'1% del prodotto interno lordo annuo. Facendo il paragone con gli altri paesi europei ne viene fuori una situazione di assoluta arretratezza, si parte dal 4% della Svezia, passando per il 3,5% della Finlandia e il 2,6 della Germania. Una situazione che potrebbe costare cara al nostro Paese in termini di crescita economica e competitività, come segnalano i preoccupanti dati di crescita nei diversi comparti industriali,dove le percentuali in gioco oscillano tra lo 0,1% e lo 0,2%: dunque siamo ormai alla crescita zero.

La situazione diventa ancora più critica quando si guarda ai segnali di questo declino, come l'aumento delle famiglie povere con la conseguente erosione del potere d'acquisto e dell'indebitamento per riuscire ad arrivare alla fine del mese. In base al rapporto, nel nostro Paese, le famiglie, ricorrono al credito per far fronte ai bisogni essenziali ( cure mediche e specialistiche, servizi per la casa) con una conseguente ripercussione sull'acquisto di beni e servizi superflui. Cambia dunque lo stile di vita degli italiani e il comportamento di consumo dei cittadini, costretti ad attuare delle vere e proprie tecniche di sopravvivenza e riducendo il livello di spesa per alcune voci. Citando anche le fonti dell'Istat, l'Eurispes fotografa una situazione difficile del nostro Paese dove vivono in condizioni di povertà ben 2 milioni e 674 mila famiglie (il 13,2% della popolazione italiana) e 2500 nuclei familiari sono a rischio di povertà.

Chi ci guadagna e chi ci perde? Quali i nuovi poveri e i nuovi ricchi? L'Eurispes ne traccia una mappa. Tra le categorie che hanno saputo sfruttare la crisi economica ritroviamo i settori finanziari, assicurativi, immobiliari e dei servizi alle imprese, che, a differenza degli altri cittadini, non esprimono grande preoccupazione rispetto ai temi dell'economia, dell'educazione e del carovita. Senza parlare dei grandi scandali finanziari, che hanno coinvolto i piccoli risparmiatori, vittime di truffe colossali come quelle legate al caso Parmalat, alla Cirio o ai bond argentini. Sono proprio loro i perdenti in questo gioco di poteri, affiancati anche dai piccoli e medi imprenditori agricoli che non sono stati capaci di consorziarsi per ridurre i costi e aumentare i guadagni.

La conseguenza di tanto disagio è rivelata dalla sfiducia dell'opinione pubblica nei confronti delle istituzioni. Ciampi-San Sebastiano: da solo non ce la fa più, ha detto Fara in riferimento ai dati che illustrano un calo di consensi nei confronti del Presidente della Repubblica, passato al 65,6% rispetto all'80% del 2005. Ciampi non è riuscito a restituire coesione, unità e fiducia ad un Paese profondamente lacerato. Commenta il presidente dell'Eurispes: Ciampi si è ovunque speso, impegnando la propria credibilità e la propria autorevolezza, in una missione praticamente impossibile, quella di salvaguardare l'immagine della Nazione e delle Istituzioni, devastata quotidianamente dalle scorrerie e dai danni prodotti dalla politica e dalla finanza italiana.

Di rilievo anche il dato di gradimento delle altre istituzioni dello Stato. In generale la fiducia degli italiani è declinante, ma la magistratura, nonostante i violenti attacchi portatigli dal Governo e dalla maggioranza di centro-destra, continua ad essere la preferita dagli italiani per il 38,6%, mentre il Parlamento si ferma al 24,6% di consensi e il governo scende ancora più in basso e si ferma al 23%.

La via d'uscita dalla crisi? Trasformare la potenza in atto. Con richiami aristotelici Fara raccomanda di prestare attenzione a quegli elementi del nostro Paese che spesso hanno un'importanza marginale mentre potrebbero fare la differenza dell'Italia: un Paese fortunato, il nostro, che ha ricevuto dalla storia un'incredibile dote, un patrimonio ineguagliabile di arte e cultura e dalla natura una concentrazione irripetibile di bellezze e tesori. Per Fara sarebbe opportuno passare da un sistema produttivo orientato ai beni di consumo individuali ad un sistema concentrato sul “ben vivere collettivo”.

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